mercoledì 31 dicembre 2008

Buon anno ... ma anche no!






Seguo un suggerimento, stasera "a palla" ... ma nelle cuffie, perchè qui regna sempre il solito motto "la tua musica ci ha rotto il c...!"


P.S. visto che capodanno mi mette di cattivo umore, voglio essere generosa e QUI trovate un regalo ... solo per chi sa di meritarselo!

E se ci tenete proprio vi auguro anche buon anno!

La Principessa Triste

C’era una volta una Principessa Triste che viveva in un Regno devastato dalle continue guerre. La sua terra era assediata da un feroce drago che aveva decimato la popolazione e ridotto il castello a qualcosa di più di un cumulo di macerie. L’unica salvezza per gli abitanti era fuggire nei Regni confinanti.
Il Principe Consorte aveva deciso così di allontanare il Re e la Regina, genitori della Principessa, insieme ai Fratelli Principi con la speranza di trovare loro un posto sicuro dove nascondersi. La Principessa Triste, fedele al suo Principe, restò con il compito di proteggere i Gioielli della Corona. Passarono gli anni e della Famiglia Reale non si ebbero più notizie.
Il Principe Consorte prese così il comando del regno, ma le cose da quel momento sembrarono solo peggiorare. Mentre lui si occupava della guerra, lei passava le giornate a vagare per il Castello con lo scrigno dei Gioielli tra le braccia. Guardava nel suo cuore le immagini di quando il Regno era ancora una terra bellissima e la popolazione viveva in pace. La Principessa si sentiva sola, ma sapeva che quello era il suo posto, aveva accettato il suo dovere con rassegnazione: la sola cosa che le importasse era proteggere i suoi Gioielli.
Una mattina d’inverno la Principessa si alzò all’alba come al solito e, dopo aver indossato i suoi preziosi abiti ormai logori, tirò fuori da sotto il letto lo scrigno con i Gioielli, lo strinse tra le braccia e cominciò malinconicamente a vagabondare per quel che restava del suo castello. Arrivata nella grande sala del trono la sua attenzione fu catturata da un lieve battito d’ali. Si avvicinò alla finestra e si meravigliò di vedere un gufo bianco sul davanzale. Non si erano più visti uccelli nel cielo del Regno dall’arrivo del Drago.
“Oh bel Gufo devi arrivare da molto lontano” disse in un sussurro la Principessa “devi esserti perso, vieni” e gli tese la mano.
“Grazie Principessa” rispose il Gufo accettando l’invito.
“Oh!” fu l’unico commento della Principessa alla vista di un Gufo parlante, dopo tutto quello che aveva passato non si stupiva più di nulla.
“Vengo da molto più vicino di quel che pensi” aggiunse il Gufo “Vivo sulla torre, quella stessa torre che tu visitavi spesso quando eri bambina. Mi ricordo delle tue risate”.
“Tempi lontani” sospirò la Principessa Triste e poi chiese: “Ma cosa ti ha portato qui? Lo sai che è pericoloso andarsene in giro così”.
“L’altra notte inseguivo un topolino, e per caso ti ho rivisto. Sono rimasto colpito dalla tua profonda malinconia. Io sono una creatura notturna e vedo cose che tu non puoi vedere, ho deciso di avvicinarmi per parlare con te”.
“Oh caro Gufo, io non parlo mai con nessuno. Il Principe Consorte è lontano, in guerra e qui al Castello non è rimasta anima viva”.
“Oh, cara Principessa, io sono una creatura solitaria e leggo nei tuoi occhi la stessa sofferenza di chi pensa di aver perduto tutto”.
Dopo una breve pausa aggiunse: “Io dall’alto della torre posso vedere la Famiglia Reale, sana e salva nella valle, al di là della Foresta. Vedo anche che sarai tu quella che salverà il Regno e riporterà la pace”.
“Ma come, caro Gufo” disse sorpresa la Principessa “Come posso essere io? Io sono solo una Principessa. Io devo pensare ai Gioielli della Corona, e poi è compito del Principe …”.
Il Gufo l’interruppe bruscamente: “Il principe Consorte, è lui il Drago! È da lui che ti devi proteggere!”
La principessa indietreggiò disorientata: “Ma come? Lui? Non può essere. Lui è lì fuori a combatterlo, il Drago!”
La Principessa fece per andarsene ma il Gufo le volò in spalla e continuò: “Io sono una creatura notturna e vedo cose che tu non puoi vedere, Il Principe Consorte si porta dietro la maledizione della sua famiglia che lo tramuta in Crudele Drago ogni notte. Se non ci credi vieni nella Torre con me stanotte e lo vedrai con i tuoi occhi”.
La Principessa Triste si arrestò e, visto che ormai non aveva più nulla da perdere, acconsentì di seguire il Gufo. Quella notte sistemò lo scrigno dei Gioielli al sicuro sotto il letto e salì i mille gradini della torre. Attese che il sole calasse oltre l’orizzonte e lì, proprio dove la terra incontrava il cielo intravide la sagoma del Principe Consorte in armatura da combattimento. Appena il buio lo avvolse completamente, la sagoma cominciò a cambiare forma.
“Il Drago, lui è il Drago!” Mormorò la Principessa trattenendo le lacrime “Che devo fare ora?”
“Devi lasciare il castello, allontanarti in fretta senza che lui ti veda” La Principessa restò in silenzio ad osservare il Gufo che continuò: “Prendi i tuoi Gioielli, quelli per cui tu sei restata qui tutti questi anni e raggiungi la tua famiglia al di là della valle. Solo una volta arrivata laggiù potrai ricostruire un nuovo Regno”.
“E il Principe Consorte?” chiese la Principessa “che ne sarà di lui?”
“Non pensare a lui, devi salvare te stessa” disse il Gufo “Quando il Principe non avrà più nulla da distruggere, capirà che la sua è una guerra inutile”.
“E tu Gufo, ora che ti ho ritrovato che farai?”.
“Io starò attento che non ti succeda nulla, ma la strada la devi percorrere da sola”.
La Principessa Triste prese coraggio, rincuorata dalle parole del Gufo. La mattina dopo raccolse i suoi preziosi Gioielli e s’incamminò verso la Foresta senza mai voltarsi a guardare il rudere del suo Castello, lasciandosi tutto alle spalle. Proseguì diritta per la sua strada, anche se aveva paura, perché sapeva che il Gufo sarebbe sempre stato lì per lei.

lunedì 29 dicembre 2008

fisarmonica

Questo perchè la fisarmonica è uno strumento poeta che va d'accordo con quella parte di me un po' zingara, che ultimamente ho un po' trascurato!

domenica 28 dicembre 2008

"Si ... può ... fare!!!"

Stasera al ristorante con mia sorella, discorsi serissimi ... finchè ad un certo punto per sottolineare una mia frase lei mi sorride e mima:

"Si ... può ... fare!!!"

Ecco ... sto ridendo ancora adesso.

Dramma bi-culturale

“Guarda mamma!”
Tra pollice e indice una piccola perla bianca, sul viso un sorriso soddisfatto che mostrava il buco lasciato dal dente.
“Bene Milo, allora stanotte arriverà la Fatina dei denti!”
“Ma come la Fatina? Ma non era il Topolino?”
(Ops)
“Ehm, sì vero, il Topolino … Ma Leo …” Mi volto verso il fratellone “Per te chi era venuto?”
“Il Topolino, perché la Fatina avrebbe dovuto attraversare l’oceano e c’era il rischio che si bagnasse le ali”
Un urlo innonda l'aria: “Nooooo, il Topolino noooooo!”
“Cosa c’è, Milo, perché no?”
“Perché se viene il Topolino, Spike poi se lo mangia”
Piccola pausa pensierosa, poi uno scoppio di singhiozzi: “Ma mammaaaa, ma se il Topolino muore e la Fatina annega … perché io perdo i denti?”

sabato 27 dicembre 2008

Amore d'inverno

Canto di un amore d’inverno,
mite nel suo magico sogno,
nascosto dietro occhi serrati.

Canto di un ideale istintivo,
primitivo nel mio sentire,
passione interiore che cresce.

Canto di un amore d’inverno,
immenso nella sua poesia,
irriverente desiderio di vita.

La donna

L’odore della candela appena spenta non dava noia alla donna, anzi le era sempre piaciuto. Ora restava solo la debole luce sul tavolino.
Nella penombra la donna raccolse i vestiti che si era lasciata cadere in terra e si sedette sul bordo del divano, come se non osasse di più. Si avvolse nelle due coperte messicane, quella bianca, più morbida sfiorò i suoi seni nudi. Lei dormiva così.
Sapeva che quello era il suo posto e si accoccolò in un angolo.
La solitudine che aveva scelto non la spaventava, era più come una pausa. Quel lasso di tempo tra la partenza e l’arrivo. E anche se la donna non sapeva con certezza quali fossero la destinazione e la durata del viaggio non disperava, attendeva.
Spense la luce e lasciò che i deboli rumori della notte intrattenessero il silenzio dei suoi pensieri. Si addormentò così, abbracciata alle sue ginocchia, come ogni sera.

giovedì 25 dicembre 2008

Pensierini non propriamente natalizi ...

Vorrei esplorarti lentamente con le mie labbra, vorrei strapparti via la malinconia con i denti e avvolgerti col calore della mia pelle, fino all’oblio.
Colmare la distanza con il mio sorriso e avvicinare il tempo afferrando la tua risata, morbida così come sempre lo è stata.
Vorrei poterti entrare nell’anima, regalarti il mondo che meriti e farmi tuo desiderio. Vorrei avvertire il sangue scorrere nelle tue vene, l’aria riempire i tuoi polmoni, la tua vita pulsare.
Vorrei danzare sulle tue parole, fantasticare sulla tua musica e sentire il profumo dei tuoi sogni.
Io vorrei, ma tu silenzioso amante … non esisti!

martedì 23 dicembre 2008

Marry X-Mas




Questo è il massimo che il mio spirito natalizio mi permette di fare per far gli auguri di cuore a tutti!
Buon ascolto!

levitazione

Sono uscita di casa ieri sera per raggiungere una cara amica con la quale dovevo andare a vedere uno spettacolo a Bergamo. Camminavo a passi lenti e osservavo. Gente, gente, gente di fretta. Dentro e fuori i negozi. Con borse, borsone, borsette, sacchetti e sacchettini. Colori stonati, facce stralunate. Una colonna di auto interminabile, clacson che suonavano, automobilisti che si agitavano dentro i finestrini e si arrabbiavano. Camminavo frastornata per la strada piena di luci e rumori, non sentivo più i miei pensieri da tutto il frastuono. Nel mio estraniamento volontario, avanzando levitavo, facendomi spettatrice.

Chissà se esiste un pianeta anche per me da qualche parte. Un mondo dove i miei pensieri possano esistere anche al di fuori dei miei confini mentali, un posto dove ci si possa spogliare fino all’essenziale, senza essere presi per matti. Un mondo di sostanza e di cose semplici. Un mondo di colori puri, di note calde e di aria fresca. Un mondo dove possa camminare scalza, e correre sotto la pioggia. Un mondo senza illusioni ottiche, dove la fantasia è realtà.

Via Cermenate


Nonno Alfredo, nonna Feliciana, Kiko e zio Alberto (1937)

lunedì 22 dicembre 2008

Un'abitudine

E alla sofferenza pian piano ci si abitua.
Le fitte al torace, quando l’ansia ti chiude in una morsa, ti sono così familiari che quasi ne attendi l’arrivo. Le lacrime che tutte le notti bagnano il tuo cuscino innaffiando i tuoi sogni, non puoi farne a meno. Ti rifugi nelle parole, scritte e mai dette. Perché a pronunciarle provi vergogna. Prigioniera di un potere più forte di te, che pensa per te e agisce per te.

E la sofferenza è lì e ti penetra lentamente, si appropria della tua ragione. Incapace di decidere cosa è bene per te e ti stupisci ancora dell’ennesimo attacco. E resti immobile.
Adesso lo sai qual è la strada da imboccare, segui le indicazioni e non voltarti. La paura cercherà di consumarti prima della meta, ma tu non farci caso. L’abitudine alla sofferenza ti aiuterà a tener duro. Non ascoltare sirene, non cedere al lupo, tira diritto, quella è la strada giusta.

domenica 21 dicembre 2008

Voce del verbo potere

Quando una situazione non va più, si “può” cambiare.
Può: voce del verbo potere. Essere in grado di fare qualcosa, avendone la capacità, la forza, sinonimo di riuscire.
Non: “dovere”, che sottintende un obbligo, che spaventa per il suo rigore. “Potere”, con la morbidezza della possibilità, con la positività della scelta.
Una frase pronunciata in mezzo a tante altre parole che stava per prendere il volo, quando improvvisamente mi sono accorta che mi era entrata in testa come una cantilena, come un ritornello impossibile da scacciare.

Perché negare ancora di avere la capacità di cambiare? Perché sottostimarle così, le mie capacità? Perché rimanere ancora imprigionata in una “casistica”?

In tre semplici lettere la chiave di volta su cui si regge la mia salvezza.

Farfalla

Con passi incerti,
a spasso sulla corolla.
Petali umidi di rugiada,
attenta a non scivolare.

Ignorata bellezza,
senza alcuna vanità.
Al caldo soffio di vento,
si concede gentile.

sabato 20 dicembre 2008

A Change Is Gonna Come



Bozzolo

"Scusi, vorrei rientrare nel bozzolo, non mi piace qua fuori”.
Il guardiano scosse la testa “Mi dispiace, non si può”.
“Ma perché mai? Non sto bene qui, vorrei tornare”.
“Mi dispiace, ma lei ha firmato, deve restare fuori”.
“E poi” disse il guardiano alzando le spalle “il suo bozzolo è già stato occupato”.
“Ma come? Ma se è appena da dieci minuti che l’ho lasciato!”
“Si lo so, ma i bozzoli come il suo sono molto richiesti”.
Dopo una breve pausa il guardiano, allontanandosi, aggiunse: “Buona fortuna”.

venerdì 19 dicembre 2008

caleidoscopio

Sono a pezzi dentro, se mi scuotessi un po’, potrei sentire perfino il suono dei frammenti.
Forse è stato il sasso che ho ingerito, troppo grosso e troppo pesante. La mia anima di vetro non ha resistito all’urto e si è infranta, in silenzio, senza troppo rumore è andata in mille pezzi.
L’involucro resiste, ma se mi guardassi dentro con quel briciolo di attenzione in più, tra i riflessi colorati delle schegge di vetro, forse vedrei ancora delle caleidoscopiche ali di farfalla.

giovedì 18 dicembre 2008

Come una pagina di un libro ...

Le cose non succedono mai per caso. E adesso lo so per certo. Di quelle parole avevo bisogno e quelle parole mi sono state dette. Ma non lo sapevo prima, l’ho capito dopo.
Ho fatto bene a custodire gelosamente quei ricordi in un posto speciale, per tutti questi anni senza mai lasciarli andare.
E anche questo resterà per sempre.

martedì 16 dicembre 2008

Energia dell'assenza

L’energia dell’assenza,
lucida rabbia di vivere.
Non cede.
Senza verbo né gesto,
incolta sapienza interiore.

Lacrima (1983)

Fu una lacrima
l’inizio di tutto:
tanta era la felicità
da non riuscire a trattenerla.

Fu una lacrima
La fine di tutto:
tanto era il dolore
da non riuscire a trattenerla.

giovedì 11 dicembre 2008

martedì 25 novembre 2008

Porte chiuse

Quando cominci ad addentrarti nei meandri del tuo intimo arrivi ad un certo punto che devi aprire delle porte chiuse.
E lì in quella piazza, circondata da porte mi siedo.
Le osservo e mi chiedo il motivo per il quale dovrei aprirle.
Se sono chiuse forse è meglio che rimangano tali.
Rimango seduta. In attesa di che cosa non saprei, un segnale forse.
Mi guardo intorno per riconoscere qualcosa di familiare, ma più aspetto più mi rendo conto che il paesaggio intorno ha cambiato forma.
Ora non riconosco più i luoghi da cui sono venuta e non distinguo bene la strada di fronte a me. Rimango ancora seduta, immobile.
La curiosità di sapere cosa si cela al di là è forte, ma provo dolore solo al pensiero.

lunedì 24 novembre 2008

sabato 15 novembre 2008

Orietta

Non mettevo piede in quella chiesa dal funerale di suo figlio minore anni fa, e ora che lì nella bara di fronte a me c’è lei, mi sembra tutto un confuso replay.
La sofferenza sul viso del figlio maggiore è una sofferenza più matura, quasi serena, perché forse era lei serena negli ultimi giorni.
Non ho letto la disperazione opaca che velava i suoi occhi quando gli avevano strappato via il fratello. Lei se n’è andata, quasi in punta dei piedi, sotto pochi occhi intimi.
Devastata dentro. La vita non era stata sempre facile con lei, la morte forse di più.
E i ricordi, in un attimo, riaffiorano. Facce, frasi, luoghi.
Una presenza del mio passato quasi materna, una sovrapposizione necessaria, rimasta celata nell’intimo nonostante l’inevitabile distacco della vita che cambia.
Un affetto ricambiato e un orgoglio giustificato anche da meriti suoi, per quel pizzico di attenzione in più che necessitavo.

venerdì 14 novembre 2008

Serata


Il Centro Antiviolenza “Cerchi d’Acqua”
che si occupa di violenza alle donne all’interno della famiglia
presenta

DEBORA VILLAGE
Serata talk show


con Debora Villa, Flavio Pirini e Rafael Didoni
ospite della serata Alessia Marcuzzi

alla Salumeria della Musica via Pasinetti angolo Ripamonti 139

Costo € 10, l'incasso della serata verrà devoluto a Cerchi d'Acqua.


Scarica il volantino
(accuont name e password ambedue vivalascuola)



giovedì 13 novembre 2008

regimi di fatto e regimi di pensiero

"...di regimi non esistono soltanto quelli totalitari o comunque dittatoriali, che lo esercitano scopertamente, con la censura, il confino, le manette, la galera. C'è anche quello del conformismo che, intonato un coro, non accetta voci che ne dissonino.
Questo regime, pur non avendo a disposizione né censura né confino né manette né galera, è ancora più oppressivo di quello che può esercitare il potere costituito, perché più subdolo.
Esso non ha i mezzi per tappare materialmente la bocca al ribelle dissenziente che vuole restare fuori dal branco e ragionare con la sua testa. Ma ha quello di isolarlo, ghettizzarlo e creargli intorno una cortina di silenzio"

(da Montanelli e il Cavaliere di M.Travaglio, pagg.349-350).

La Camera manda avanti il DDL anti-blog

invece in America, nonostante l'amministrazione Bush remi contro, stanno andando dalla parte opposta leggete QUI

sabato 8 novembre 2008

Delusione

E quel momento doveva arrivare, è un po’ che lo aspettavo.
Anzi, mi ero chiesta perché tardasse tanto!
Alla fine eccolo uscire da bagno con un aria preoccupata, lo sguardo di una serietà mai incontrata prima a fissare i miei occhi.
“Mamma, devi essere sincera … ma veramente però!”
Intensa pausa mentre gli sorrido con aria interrogativa.

“Ma Babbo Natale esiste veramente?”

E lì con il cuore a pezzi nel vedere scivolare via l’infanzia dal suo sorriso forzato gli ho risposto l’unica cosa che potevo rispondere.
“No tesoro, Babbo Natale non esiste”.
Altra pausa, i suoi occhi scappavano via.
“Sai mamma, sono molto triste”
“Lo so tesoro mio, però non è stata la più bella favola che ti raccontato?”
Un abbraccio per nascondere quelle lacrime che tentava di ricacciare indietro. Troppo grande per piangere davanti alla mamma, ma non abbastanza per smettere di credere a Babbo Natale!

lunedì 3 novembre 2008

Fiato sospeso ...


Speriamo vinca il "cambiamento" ... e speriamo che il mondo sia pronto per questo cambiamento, perchè se non lo è l'America dopo 8 anni di George W. ... bè, noi in Italia possiamo scordarci di poter togliere dai piedi Berlusconi per almeno un'altra decina di legislature!!!
Anzi speriamo qualcosa di più (tanto sperare non costa nulla) che se vince il "cambiamento" l'Italia venga contagiata dalla voglia di nuovo così la smettiamo di riciclare i politici a destra e manca!!!

venerdì 24 ottobre 2008

E si resta parenti ... con affetto!

Eh sì, oggi ho provato a parlare con mio padre dei temi caldi di attualità. Non la pensiamo allo stesso modo, quello lo sapevo già, ma l'ho affrontato a cuor sereno, senza aspettarmi nulla.
È stato comunque buffo notare la mia progressiva spersonalizzazione durante la discussione. Forse il fatto che la sua prole non lo segua ideologicamente lo mette a disagio. Dopo il primo quarto d'ora il mio irriducibile papà ha smesso gradualmente di chiamarmi per nome fino ad arrivare a chiamarmi “voi di sinistra” per il resto della conversazione.
“Voi di sinistra” poi gli ha anche offerto un caffé!

martedì 21 ottobre 2008

venerdì 17 ottobre 2008

Milano - Tutti in bici il 14 novembre

Dal blog di Bebbe Grillo:

Lo smog in città si combatte con le biciclette. A Milano lo smog è incentivato. Chi inquina di più, se paga, può entrare in centro in auto e avvelenare l'aria. Questa idiozia comunale è stata chiamata Ecopass, il pass ecologico. Chi prende la bici rischia invece la vita per la mancanza di piste ciclabili e di ogni tipo di supporto. Molti milanesi muoiono ogni anno sulle due ruote travolti dalle auto e dai camion. A Milano, diceva una canzone, non crescono i fiori e, oggi, neppure le bici.
Andare in bicicletta, per ora, non è stato ancora vietato dal governo della P2. Per questo il 14 novembre invito tutti i milanesi a prendere la bicicletta per recarsi in ufficio, a scuola o solo per farsi un giro. Anche i non milanesi sono invitati per visitare la città. Io ci sarò con una bici fiammante azionata dalla mia possente massa muscolare. Riprendiamoci l'aria delle nostre città.
Ascoltate l'intervista a Eugenio Galli, presidente Fiab Ciclo Hobby Milano e, soprattutto, guardate nel video le "ciclabili" di Milano.

leggi tutto l'articolo

giovedì 16 ottobre 2008

Viva la scuola ... è nato un blog!

Stasera ho partecipato ad un'assemblea indetta dalla scuola di mio figlio. Genitori ed insegnanti si sono riuniti per fare il punto della situazione sulle informazioni che girano intorno la nuova riforma della scuola pubblica. Ne è uscito un quadro sconfortante. La disinformazione regna ovunque sovrana. La prima domanda che noi genitori ci siamo fatti alla fine dei tre bellissimi interventi è stata: "cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, come cittadini e come genitori?" La risposta è venuta da sola "informare, informare il più possibile".
Io nel mio piccolo mi sento di provare a divulgare un po' di quelle notizie e di quei pensieri che potrebbero aiutare qualcuno a uscire dalla confusione che si è creata in queste ultime settimane, con l'accavallarsi di notizie e commenti da parte dei mass media. Un modo come un altro per cercare di uscire da questa semplicistica comunicazione basata sugli slogan.
Premetto che fare informazione non è il mio lavoro quindi posso solo dire che cercherò di fare un buon lavoro, sperando anche nell'aiuto di chi, come me, sente che la scuola pubblica e il futuro dei nostri figli sia in pericolo.

Apro un nuovo blog sull'argomento: Viva la scuola! Siete tutti invitati a partecipare!

lunedì 13 ottobre 2008

Contro il DL Gelmini

Sul sito del Quirinale si può (cliccando: posta) mandare una mail direttamente al Presidente Napolitano chiedendo di non firmare il decreto legge della Gelmini.
Se si riesce a raggiungere la bellezza di 20.000 e-mail c'è la possibilità reale di fermare tutto. Quindi visto il numero da raggiungere, rimboccatevi le maniche e fate circolare la notizia a più gente possibile.

Vi ringrazio tutti soprattutto a nome dei miei figli!

P.S. la pagina della posta ci mette molto, ma molto tempo a caricare ... non rinunciate, vi prego!!!!


AGGIORNAMENTO:
Da parte del Capo dello Stato c'è' stata una nota di risposta ... che sembra non dare molta speranza.
L'importante è comunque continuare ad attirare l'attenzione sul problema!

AGGIORNAMENTO n° 2 del 17/10/2008:
Nuova iniziativa ... ora entro i limiti!!!

sabato 11 ottobre 2008

Bocce, briscola e scala 40


Non lontano da casa mia c'è un angolo che dovrebbe essere preso come esempio di "civiltà cittadina". Un lungo viale alberato a doppio senso, con alti platani che corre parallelo a C.so Buenos Aires. La parte centrale del viale, che nella maggior parte dei casi viene lasciata spoglia e usata come posteggio selvaggio, qui è stata recuperata in modo intelligente. Non solamente giardinetti per i bambini (che sono due ben attrezzati), ma un'intera passeggiata con pista ciclabile annessa, e uno spazio autogestito per gli anziani con bocciodromo e tavoli per le partite a carte. Una realtà che a Milano non si incontra spesso. E io, nelle mie corse verso il centro, devio volentieri di qualche centinaia di metri pur di passare dal lì e gustarmi l'atmosfera che si respira. La vista di tutte quelle biciclette posteggiate, della folla di anziani impegnati in attività ludiche in questa città poco ospitale, è quasi commuovente!

giovedì 9 ottobre 2008

Il cellulare

Qualche semplice frase solo per dire che in qualche modo il cellulare è un oggetto che mi irrita. Stasera mentre attraversavo il centro in bicicletta per il mio cinema del mercoledì osservavo la quantità di persone al cellulare. Una percentuale spaventosa. Il tassista nel taxi in attesa chino sulla tastiera. La business woman che ci urla dentro, la mamma e la ragazzina, che camminano di fronte a me, occupate ambedue in conversazioni concitate. L'uomo in gessato che mi supera in bicicletta parla ad alta voce dei suoi investimenti dentro il microfono che ondeggia a ritmo della sua pedalata. Giovani o vecchi, ovunque mi giri c'è qualcuno che parla al telefono, risponde o manda un messaggino. Fermandomi al semaforo mi è anche tornato in mente l'effetto strano che ho provato settimana scorsa, durante un lungo tragitto in autobus, notando la quantità di suonerie diverse che si attivavano una dopo l'altra, intonando quasi una melodia natalizia. Il culmine della serata però è stato poi il cellulare che squillava sulla prima frase del film!

martedì 7 ottobre 2008

Un uomo e una chitarra ...



Eric Bibb - In My Father's House

il cicaleccio delle comari

Nel mio piccolo mondo di donna, quello che gira intorno al quotidiano, mi sono ritrovata particolarmente affezionata ad un rito che ha finito con il dare un’importanza diversa al mio stare al mondo. Non vorrei sembrare esagerata, ma il mio piacere per le piccole cose è quasi morboso. Cominciato così distrattamente è poi finito con il diventare un vero e proprio rito, nel momento in cui il suo significato è cambiato.
Parlo del caffé al bar con le “mamme”, una volta depositati i figli nelle rispettive scuole.
Lo vivo come un modo piuttosto gustoso per riprendere possesso di una fetta del mio tempo. Un rito di passaggio da “mamma/casalinga” a “persona”. Un momento che ha il suo maggior valore nell’affettività che si crea, contornato da un alone di sicurezza che solo un’azione così abitudinaria può darti. Un momento dove puoi trovare conforto e sostegno, quel pizzico di solidarietà che il vivere cittadino contemporaneo è poco generoso a dare. Un momento dove raccogliere le idee e le forze che ti servono per affrontare l’ancora lunga giornata. Un momento d’incontro e di scambio con altre realtà simili quanto basta, ma anche molto diverse. Un momento a cui è molto difficile rinunciare.

domenica 5 ottobre 2008

Viva la scuola

Posto qui il link ad un articolo preso in prestito da un altro blog, piuttosto lungo, ma anche piuttosto interessante sulla questione della riforma scolastica voluta dal centro-destra.
La cosa mi preoccupa non poco e più se ne parla e più mi viene l’ansia.
Porta a Porta è un programma che trovo inguardabile e il servilismo del “conduttore governativo” (come viene chiamato ad un certo punto nell’articolo) mi fa venire il voltastomaco. Questa tv di propaganda mi spaventa e leggere parole come queste mi terrorizza: «Maestro unico, libro unico, voto unico sono parte di un progetto che io sento e vivo e sintetizzo con Dio, patria e famiglia.» (Tremonti sul Corriere della sera).
Questa politica della “semplificazione” applicata anche all’educazione rischierà di produrre menti “semplici”, terreno troppo fertile per il seme del “regime”!

giovedì 2 ottobre 2008

Goofy and Wilbur (1939)



Prima apparizione di Pippo come protagonista di un cortometraggio.

Senso di colpa vendesi

I "lasciati" del mondo intero piangono e si attirano addosso tutta la comprensione del mondo!
E chi invece si trascina da mesi dentro quel senso di colpa di non amare più la persona a cui si è promesso amore eterno? La paura di farla soffrire? Gli scrupoli di agire in maniera scorretta?
Ecco, tutto ciò per poi sentirsi dire che comunque sei un essere malefico! Che me ne faccio del mio senso di colpa adesso?

Fermate il mondo ...

Mah sarà vedere il matrimonio che va a puttane, o vivere con un uomo che ti detesta, oppure sapere che sei diventata la ragione di tutti i mali del mondo che mi fa venire voglia di restare a letto la mattina? O forse sapere che lì, fuori da queste mura, c’è un mondo; un mondo che agli arresti domiciliari si può solo annusare. Magari la consapevolezza di non avere mai un attimo di tregua, di non poter dire “basta”!
Sarà non potersi mai lasciar andare perché hai degli occhi innocenti che cercano in te la sicurezza, quella che ogni giorno tu devi fingere di avere. Quando invece il tuo unico desiderio è quello di abbandonarti a terra, stretta a quella sensazione da: “fermate il mondo, voglio scendere!” Un desiderio di vivere la vita in terza persona per una volta, invece che sempre in prima; poter scegliere come per la narrazione di un romanzo.

domenica 28 settembre 2008

venerdì 26 settembre 2008

Trattato sull'amore

"Quanto più invecchiavo, quanto più insipide mi parevano le piccole soddisfazioni che la vita mi dava, tanto più chiaramente comprendevo dove andasse cercata la fonte delle gioie della vita. Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire. Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare “felicità”, consisteva di sensazioni. Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici. La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza. Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza. Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento."
(tratto da “Sull’amore” Hermann Hesse)

martedì 23 settembre 2008

Morte

La morte. Quella degli altri m’imbarazza, la mia mi turba.
I sentimenti che la riguardano mi mettono a disagio e sono disturbata da quella sensazione di vuoto. Non ho imparato ad elaborarla, per quel che può voler dire il verbo stesso elaborare in questo caso. Mi chiedo se poi è giusto che un’esperienza unica come la propria morte debba essere effettivamente “elaborata”. Si parla di razionalizzare l'angoscia della consapevolezza di dover morire. Chi ha detto che l'angoscia stessa sia un male? La paura è un’emozione di difesa, ci consiglia di essere prudenti. Perché mai l’annullamento totale e definitivo che coincide con la morte deve essere per forza razionalizzato?
Dice Epicuro: "Quando ci siamo noi, la morte non c'è, e quando c'è la morte, non ci siamo noi". È vero che è un'esperienza che si fa sempre per la prima e l'ultima volta, dal momento che la prima è anche, insieme, l'ultima. Ma proprio perché dall’esperienza ultima della propria morte non c’è ritorno, non ci trovo in essa nulla che debba essere razionalizzato. È solo una questione di accettarla come dato di fatto.

Prima della nostra, viviamo emotivamente la morte degli altri e tutto ciò che la riguarda m’intimidisce. In queste occasioni ho sempre mostrato tutta la mia incapacità a pormi come un’adulta di fronte ad una codificazione di comportamenti sociali richiesti dalla situazione. Io taccio. Non agisco. Il profondo dolore altrui m’intimidisce.
La morte è una circostanza che è sempre stata così presente nella mia vita familiare che, alla fine, l’abitudine a temerla mi ha congelato le emozioni. La continua attesa che potesse accadere l’ha resa soltanto un’indesiderata realtà quotidiana. E io sto lì immobile.

lunedì 22 settembre 2008

Modern Times


Non potevo trovare immagine migliore per descrivere il mio stato d'animo in questo ultimo periodo. Io sono "the Tramp" ovviamente. A parte il fatto, poi, che penso che sia uno dei finali più belli di tutta la storia del cinema!

E sopravvenne la noia ...

E sopravvenne la noia e la voglia di urlare: Bastaaaaa!

giovedì 18 settembre 2008

LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI di Marco bechis


Non vuole essere una recensione, solo un consiglio. La terra degli uomini rossi è un bel film, che tratta di un argomento importante in un modo semplice, diretto e mai patetico. Senza i fronzoli della grossa produzione. Il potere della terra o la terra del potere?

mercoledì 17 settembre 2008

Dalla parte dei ciclisti

In bici, con il piccolo sul seggiolino e il grande che mi segue sulla sua, ogni mattina rischio la vita.
Non so se è perché dopo quasi due mesi di montana quiete mi sono riappacificata con il mondo intero, oppure se è solo l’età che avanzando ha reso la mia pazienza più “docile”, ma il ritorno al tram tram della vita caotica di città è stato particolarmente faticoso. La mia filosofia “dell’ozio” e di prendermela con calma non si integra molto bene con i ritmi richiesti dalla vita milanese.
M’intristisce essere insultata mentre lotto con il traffico per accompagnare i miei figli a scuola in bicicletta, m’intristisce dover essere costretta a lottare con il traffico ingarbugliato di P.le Loreto, con automobilisti nevrotici e frustrati per poter fare il mio chilometro mattutino e adempiere al mio dovere genitoriale.
E sta diventando anche insopportabile dovermi giustificare ogni volta con un branco di pedoni isterici e insofferenti perché voglio proteggere la vita dei miei figli viaggiando per alcuni tratti sul marciapiedi, senza puntualizzare poi che la maggior parte dello spazio transitabile è comunque tutto preso da auto o moto posteggiate.
Nonostante tutto, insisto. Continuo a trovare la bicicletta un mezzo di trasporto favoloso, sano ed ecologico, così strettamente in relazione con la tua fisicità che ti da un senso di libertà che altri mezzi non ti possono dare.
Con Ray Charles nelle orecchie poi …

sabato 13 settembre 2008

è incredibile ... o anche no!

È incredibile come il rapporto con una persona possa degenerare e come degli eventi negli anni possano segnare una vita. Come le situazioni che si creano con il tempo ti rendano non più libera di decidere come vorresti.
Come una volta che si aprono gli occhi, non si possano più accettare le cose come, fino ad oggi, sono state. Come, poi, non sia assolutamente semplice ammetterlo.

La prima a stupirmi di queste ovvietà sono proprio io, che nell’ingenuità della mia vita quotidiana osservo lo sgretolarsi dei miei sogni.
Penso spesso come l’immobilità decisionale mi stia pian piano logorando, e allo stesso tempo mi chiedo se sto facendo veramente tutto il possibile per superare questo momento.
Intanto il tempo passa.

venerdì 12 settembre 2008

Contro il maestro unico ...






Sign for CONTRO IL MAESTRO UNICO





LINK della "Federazione lavoratori della conoscenza"
LINK del sito ReteScuola
LINK di un articolo della scuola elementare Tito Speri di Milano

Sarei curiosa di sapere cosa ne pensate voi .... io la mia idea me la sto facendo

venerdì 5 settembre 2008

Ricetta

Stasera ho visto due belve ripulire il piatto della cena in dieci secondi. Leccato a lucido. Non le avevo tenute a digiuno per una settimana, giuro! Mi sono inorgoglita fino a sentirmi uno “Chef” … quindi ecco la ricetta.
Premetto che sono una casalinga poco pratica che inventa al momento e che inorridisce davanti a libri di cucina con troppe misure ed ingredienti quindi la scrivo esattamente così come la preparo.

Ah, magari gli do anche un nome: Bocconcini di tacchino allo zafferano (non troppo originale, ma pazienza).

Partiamo dal taglio della carne, che deve essere un bel pezzo di petto di tacchino. Sicuramente anche il vitello va benissimo, ma io non lo uso perché è troppo caro.
Tagliarlo in pezzi, formato bocconcini ed infarinarli. Consiglio una passata con il pestacarne (o come diavolo si chiama quell’aggeggio) prima della farina se i pezzi sono troppo cicciotti.
Tagliare fine fine una cipolla piccola e farla rosolare nell’olio extravergine biologico spremuto a freddo (io uso solo quello).
Quindi far rosolare anche la carne prima da una parte poi dall’altra.
Al momento di girarla dall’altra parte una spruzzatina di vino bianco (opzionale), ma pochino, per non far bollire la carne.
Nel frattempo aggiungere una bustina di zafferano e (velocemente) versare un bicchiere di panna fresca. E qui la parte divertente: cercare di sparpagliare tutto il giallo in modo uniforme (auguri)!

Ecco, io stasera ho servito il mio piatto con riso basmati bianco, zucchine trifolate e pomodorini freschi.

giovedì 4 settembre 2008

Sindrome del foglio bianco

Forse perchè è settembre (dicendo così penso a qualcuno in particolare), forse perchè sono ancora tutti a casa e non ho un attimo per me, forse perchè lo sento come un inizio (inizio di che poi?), ma ho un rifiuto totale a sedermi a scrivere. Preferisco la negazione del pensiero. Pigrizia intellettuale. Oppure vorrei che qualcuno inventasse un aggeggio che trasformasse i miei pensieri in parole scritte senza passare dalla tastiera. Un bel microchip sottocutaneo tipo quello per i cani.

mercoledì 3 settembre 2008

Il ritorno!

Finalmente ho tracciato l’ultima x sul muro.
Tempo scaduto, basta pensieri, è il momento dell’azione. Con il cuore pieno di natura e i polmoni colmi d’estate è tempo di mettere in moto tutta l’energia prodotta dall’agognato ozio.
Partita un mese fa con la testa piena, sono tornata completamente vuota, ho lasciato che la brezza montana spazzasse via tutto.
Solo un pensiero: tutto ha un inizio e tutto ha una fine. A volte le due cose s’incontrano, la fine di qualcosa può coincidere con l’inizio di un’altra.

giovedì 31 luglio 2008

Un post al giorno toglie il medico …

E visto che ne è piena la letteratura (qui un esempio) lo esclamo anch’io: “Bloggare” fa bene alla salute!
Il blog sta lentamente soppiantando il mitico “Bar Sport” e se lo dicono gli scienziati, cosa vogliamo di più!
Ma “blogghiamo” su, che ci farà sentire intellettualmente più sani ed attuali, in controtendenza con chi, invece, vive con il timore di essere inghiottito dalla rete!

Approfittiamone tutti, è gratis e democratico!

mercoledì 30 luglio 2008

una dolorosa disattenzione ...


Un attimo, una minuscola disattenzione, un gesto automatico e crack … un dolore improvviso invade tutta la mia faccia!
Mi copro istintivamente con le mani e corro verso l’acqua fredda. Quando si dice “vedere le stelle”. Allontano le mani dal viso per immergerle nel fiume e noto con la coda dell’occhio che sono rosse. Una voragine si è aperta sul mio viso, sento il caldo del sangue, ma non capisco da dove viene. La botta e l’acqua gelida mi hanno anestetizzato, ma solo l’idea di essermi fatta male mi fa perdere le forze e sprofondo completamente immersa nel Trebbia.

Con la lingua mi esploro in bocca, i denti ci sono tutti, mi sembra. Il naso, quello non mi sembra stia sanguinando. È il labbro, sì il labbro superiore, lo sento gonfiarsi e non ho ghiaccio con me.

Il piccolo orsetto di 5 anni responsabile involontario della mia ferita cerca di far finta di niente, continua a giocare anche se ogni tanto lo vedo che sbircia. Io cerco di sorridergli attraverso il dolore. Non importa se stava giocando con delle pietre più grosse di lui, ha perso l’equilibrio, non ha fatto apposta!

Per una paurosa come me il momento peggiore, però, è stato l’incontro con il giovane e avvenente chirurgo al pronto soccorso che ha pazientemente sorbito le mie urla mentre “gentilmente” mi ricuciva. Due punti, hanno indovinato i miei figli dalla sala d’aspetto.

giovedì 24 luglio 2008

Pausa estiva

Per motivi più "tecnici" che di volontà sono costretta a sospendere questo blog fino a settembre. I pensieri, quelli no. Quelli non ci riesco. Ho già pronti i fatidici blocco e matita da cui non mi separo mai.

Vacanze,mmmm?
Più una lunga pausa.

Un bacio tenero.
A presto.

domenica 20 luglio 2008

Nido


Attenzione: contenuto del video non adatto a chi soffre di mal di mare!


Guardo il mio appartamento con la luce del crepuscolo che sbircia dentro.
L’ultimo calore del sole sfiora l’arancione della mia parete.
Silenzio e pace, l’incontro con me stessa. L’apparente vuoto è riempito dai miei pensieri che si espandono per tutto lo spazio disponibile.
Dal mio divano osservo il cielo che imbrunisce, le nuvole che rosseggiano, incorniciano una Milano estiva che silenziosamente si svuota. Mi soffermo su un gruppo di uccellini che sembrano galleggiare nell’aria.
Mi godo l’atmosfera intimamente confortevole, con il vento che entra dalla finestra aperta per sfiorarmi le spalle.

sabato 19 luglio 2008

Batticuore

Una telefonata inaspettata.
Una voce amica che la sorte ha tentato di portarmi via.
Una voce indebolita, ma sempre calda e piena. Una voce a cui sono bastate poche parole per comunicare un’amicizia profonda e sincera.
Parole con un immenso significato, parole con esperienze in comune, emozioni condivise.
Un affetto nato tra le note di una anima jazz. Un affetto nato per caso, ma non a caso.

La gioia di sentirti, Lukaciampi e la voglia di dirti che il tuo cuore è troppo grande e colmo di bellezze perché si fermi adesso!

domenica 13 luglio 2008

Da brutto anatroccolo a cigno ...

...
“Sei una bella donna!”

In queste ultime settimane me lo sono sentito dire più volte da varie persone diverse tra loro. È una frase a cui non sono abituata e tutte le volte mi fa un effetto strano. Devo ancora focalizzare bene quale delle due parole mi stranisce di più, se “bella” o “donna”.
Sono cresciuta con mille complessi, naso, orecchie, seno, caviglie, gambe, pancia. I capelli tagliati “alla maschietto” dal barbiere di mio padre. Ho messo continuamente in discussione sia il mio fascino che la mia femminilità.

Ora, percepisco qualcosa nel riflesso degli occhi di chi mi guarda, qualcosa di diverso. È forse come mi sento dentro che traspare e si lascia leggere. O forse è solo tempo di cominciare a crederci!

sabato 12 luglio 2008

Amore multiforme

Momenti d’intimità lontana,
confessioni in un sussurro.
Un ampio fiducioso sorriso,
colonna della mia esistenza.
Dolce indugio celato tra le risa,
conferma d’amore multiforme.

venerdì 11 luglio 2008

Mi rode ...

Mi rode che al mondo ci siano persone che freddamente giocano con i tuoi sentimenti,
mi rode ancora di più che alcune di loro abbiano la faccia tosta di riapparire come un fantasma un anno più tardi.
Mi rode che queste persone possano pensare che basti qualche parola di convenienza come sutura di ferite profonde.
Mi rode che molti di loro siano convinti di avere un fascino tale da non dover chiedere scusa.
Mi rode che io abbia sempre così tanta fiducia nel genere umano da essere un facile bersaglio per gente così.

mercoledì 9 luglio 2008

"... foco d'amor..."


Per lei assai di lieve si comprende Quanto in femmina foco d'amor dura, Se l'occhio o 'l tatto spesso non l'accende (Dante)


Amore: Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia.

Egoismo: Atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali ch'egli possiede e a cui è gelosamente attaccato.

È da un po’ che queste due definizioni mi si sovrappongono nei pensieri. Un accavallamento di sentimenti che mi confonde.

Il forte desiderio di procurare il bene all’amato che diventa una necessità per il proprio benessere. La compagnia che diventa possesso dell’amato a cui si è gelosamente attaccati, un gioco a due che esclude chiunque altro.
La ricerca di soddisfare questa brama di “dare” e di “avere” o la voglia di “possedere” per quale fine ultimo? Il benessere dell’altro che diventa il proprio.
Quando il sentimento accresce e lo senti come una forza che invade tutto il tuo essere è lì che amore ed egoismo si confondono e diventano uno sinonimo dell’altro.
Mi chiedo se esista sul serio il disinteresse in amore, amore come forma di dedizione totalizzante, amore come ricerca della felicità.
Amore, perché solo amandoti io sto bene.

martedì 8 luglio 2008

Fiori e "farfalle" ...

Senza Titolo n. 4

Colmo è il cuore di belle vedute,
ma non si ha che un cuore ciascuno.

L’occhio esteso a terrazza sui monti,
le vette pari salgono a cinger la valle,
nel vento profilan l’azzurro del cielo,

Ispirazione divina di umani dolori,
senza saper comprender ragione,
la verde aria estiva grida condanna.

Sogno l’anima che penetri maestra,
nell’intimo mio mondo ai più celato.

Anima Chiara

E quando l’anima chiara si confonde,
il tormento si fa strada nell’immenso.
Non riconosci più il bianco dal nero.
Il quotidiano si altera sotto i tuoi occhi,
assumendo forme sempre più estranee.

Un cumulo di sensazioni senza senso,
con un frastuono gelido ti assorda,
avvelenando la verde immobilità estiva.
La collera incalza, la senti imminente,
ma è troppo tardi per poterla fermare.

mercoledì 25 giugno 2008

Eremo

Eremo: luogo di difficile accesso, dove uno o più individui, detti eremiti o anacoreti (dal greco, ritirarsi), si ritirano escludendosi volontariamente dalla società, per condurre una vita di preghiera e ascesi.

Nel mio caso specifico non proprio volontariamente.

Due mesi di riflessione forzata volta ad un’introspezione terapeutica. O almeno così voglio credere.
Due mesi lontano dal mondo moderno che così tanto mi ha affascinato negli ultimi mesi. Due mesi immersa nella natura che mi nutre l’anima. Ma anche due mesi lontana da affetti ai quali farò molta fatica a rinunciare.

In questo ultimo anno sono stata travolta da un’immensità di avvenimenti molti dei quali hanno avuto un impatto piacevolmente positivo, altri che invece mi hanno devastato.

Smottamenti su una terra già instabile. È tempo, quindi, della ricostruzione.

Il mio piccolo mondo di donna sommerso da emozioni nuove tutte da conoscere da vicino, da ispezionare. Curiosità, desiderio, interesse. Voglia di dare e voglia di ricevere. Passioni e dolori.
Saranno loro a tenermi compagnia in questa parentesi di vita, saranno loro ad infondermi la forza per ritrovare l’energia dispersa. Per tornare ad amare il mondo intero come l’ho sempre amato.

Buone vacanze.

lunedì 23 giugno 2008

collezione di attimi

Io sono un clown e faccio collezione di attimi.
(Heinrich Böll)

Ho letto questa frase e sono rimasta folgorata.

Mi ricordo, in gioventù, di aver letto il suo libro “opinioni di un clown” e di portare la sua dolce malinconia, senza un velo di autocommiserazione, ancora nel cuore.

Sono state le parole “collezione di attimi” a colpirmi come una freccia che senza esitazione centra il bersaglio.

La parola “attimi”, sprigiona l’immagine dell’importanza del momento, singolo ed irripetibile. Non si sente il tempo che passa ma il tempo che resta. Un attimo solo, unico, diverso da un altro, che vale la pena essere vissuto esattamente per quello che è: un istante.

La “collezione” di attimi, perché la voglia di vita è una linea ininterrotta di piccole passioni. Un attimo solo fine a se stesso, non può sopravvivere.

domenica 22 giugno 2008

Notte milanese

Un alito d’aria calda entra dalla finestra spalancata sulla buia notte Milanese senza portar sollievo. Scosta lievemente la tenda e poi si perde durante il tragitto ed io, distesa sul letto in un grandioso abbandono, non l’avverto. Lo sguardo verso il cielo, alla ricerca delle poche stelle che riescono a superare le luci cittadine; catturato, poi, da quell’immagine che si erge a simbolo nella notte.
Il “Pirellone” è lì tutto illuminato che solitario sovrasta i tetti omogenei di altra epoca. È lì, inamovibile nella sua unicità, che cattura la tua attenzione.
È un anno che lo osservo in tutte le sue differenti vesti, come un’immagine incorniciata in maniera diversa secondo le occasioni. Attraverso la pioggia battente, nelle nuvole rosse del tramonto, nel controluce pomeridiano e nei riflessi argentati di prima mattina.
Sempre sicuro nella sua concretezza come il tuo migliore amico.

venerdì 20 giugno 2008

peccato

Peccare in modo consenziente ci libera dal senso di colpa che inconsciamente ci portiamo dietro.
Il senso del peccato è una liberazione. Il peccato è una zona di confine tra il bene e il male non chiaramente delimitata dove ci si svincola dalla falsa morale.
Peccare rende le persone migliori. Se peccassimo tutti quanti un po’ di più, il mondo stesso sarebbe migliore.

giovedì 19 giugno 2008

formaggio di capra e vino rosso

Il gusto indescrivibilmente morbido che si sprigiona a contatto della bianca pasta farinosa, accentuato dal movimento della lingua contro il palato.
Il penetrante sapore selvatico percepito con il naso e l’incolmabile voglia che quel boccone non abbia mai fine.
Da assaporare lentamente con gli occhi chiusi avvertendo l’avvolgente tepore delle crepitanti fiamme del camino; in trepidante attesa di quel sorso di rosso corposo.

martedì 17 giugno 2008

Negazione

Seni allo specchio,
promessa negata.

Effimero abbraccio,
a cavalier fuggevole.

Il corpo freme,
per l’amore errante.


(11/12/07)

lunedì 16 giugno 2008

abbandono

È quel senso d’abbandono che ha imposto le regole della mia esistenza. È quella sensazione di soffocamento che mi prende la notte. È quella disperata voglia di piacere a tutti e non dispiacere nessuno che mi rende vulnerabile. Anche alle sciocchezze. Una parola non pronunciata, un gesto mai arrivato, un pensiero tardivo. Il distacco da ciò a cui tengo è così doloroso da non riuscire a respirare.
Cercavo il materno sostegno, ma non era mai presente, anche quando era lì. Vissuto come il peggior dei tradimenti si trascina dal passato al presente senza darmi tregua. E non ho pace, nel disordine delle mie azioni vivo segnali imprecisi. E mi muovo in confusione, un passo avanti, per poi negare, un passo indietro. Creo nebbia che impulsivamente vorrei dissipare. L’abbandono, che ha legittimato quella prepotenza da cui solo ora scappo.

domenica 15 giugno 2008

venerdì 13 giugno 2008

Acqua, acqua e ancora acqua ...

Sembra che i pensieri migliori sopraggiungano inevitabilmente in quei momenti; quelli dove sei impotente; e rimani, lì senza poter far nulla, a vederli svanire come fantasmi.
Nella monotonia della mia quotidianità, la doccia sembra proprio essere uno di quei momenti. Sarà il roboante scrosciare dell’acqua, il rilassante tepore o il purificante vapore, non so dire. Mi ritrovo concentrata ad immaginare cosa potrò fare da grande; elaboro grandiosi discorsi che poi inevitabilmente non pronuncio mai, metto punti, aggiungo virgole, cancello e poi riscrivo; fantastico su cosa farei o avrei potuto fare. Inauguro ogni volta un elenco infinito di pensieri, che si affollano in un unico momento mentale. Mentre il getto d’acqua calda mi massaggia tutto il corpo, vago fino a perdermi nell’atto di cercare di ricordare momenti del passato scappati via, fissando insistentemente quella stessa crepa sulla piastrella di fronte a me, come attendessi un suggerimento. Ed è li che vedo una donna stanca e provata, una donna somigliante a colei che ripudiavo come modello, ma di cui ricalco le orme.

Un brivido, una fantasia. Il mio seno. Le mie cosce.
Assaporo un po’ di quel sesso mancato e intanto i minuti si allungano su tutti quei pensieri che non hanno un posto stabile nella mia mente, che vagano senza controllo e che possono andare e venire indisturbati.
Vorrei essere in grado afferrarli e conservarli in modo da potermici rituffare dentro ogni volta che voglio. Non accade mai. Volano via. Una volta messo il piede fuori dal bagno, travolta dall’immediatezza della realtà, i pensieri svaniscono proprio come i sogni al risveglio.
La concretezza sovrasta immediatamente quegli attimi di umida riflessione appena evaporati. Molte delle decisioni importanti della mia vita sono figlie di un getto a pioggia scrosciante sul mio buon senso. Molti dei miei dolori sono stati elaborati proprio là, dove le lacrime si potevano confondere tra mille gocce d’acqua e rotolare giù per la pelle nuda fino a morire silenziose.

Calore, punto fermo della mia esistenza, irrinunciabile come l’amicizia più cara. Acqua, elemento d’equilibrio tra me e il disordine del mondo. Sensazioni fisicamente reali che mi aiutano ad affrontare qualsiasi difficoltà. Chiudo gli occhi e mi vedo sdraiata sulla sabbia bagnata con le onde che si dondolano sulla pelle, che mi passano sopra e s’infiltrano sotto richiamando a sé i granelli inermi, lasciando mio corpo tempestato di perle d’acqua.
Delicato brivido nell’indolenza fresca del sole cocente, che scuote l’intorpidito pensiero.
Voglia di tuffarsi e perdersi nell’immensità di una ritmata colonna sonora di naturale ispirazione per cancellare il mondo circostante, almeno per un po’. Voglia di conquistare momentaneamente quella pace interiore, quella stessa di chi chiede di fermare il mondo, o di tornare indietro o di scappare.

giovedì 12 giugno 2008

Premio

Ringrazio pubblicamente TipTop per il dolce pensiero.
Il fatto che lei pensi che io "meriti" mi scalda come un raggio di quel sole che (maledizione) ultimamente non vediamo molto spesso!

Purtroppo per insufficienza numerica di amici blogger e per una "leggera" avversione alle catene in generale non so se mi cimenterò in quest'avventura. Prenderò del tempo per ragionarci su.

Un bacio sincero.

Squash

Ed è proprio quando ti accorgi che le tue stesse parole ti rimbalzano indietro come una palla da squash che avverti tutta la tua energia lasciare il tuo corpo. Vorresti respingere il colpo di ritorno, ma ti sfugge come se la tua racchetta fosse bucata. Hai gli occhi fissi sulla palla, ma non hai più la forza di alzare il braccio. Che senso ha continuare la partita? Perché insistere? Senso del dovere o masochismo, o soltanto vergogna di non riuscire a portarla a termine? Oppure è tutto soltanto così al di sopra delle tue forze che la conclusione ti sembra una meta irraggiungibile.

Ti vedo seguire con lo sguardo la palla che ti sfreccia dietro, voltarti con l’aria stupita di chi non vuole crederci e accasciarti a terra, affranta e incapace di muoverti con il solo pensiero di trovare qualcuno che si prenda cura di te. Nei tuoi occhi esausti e senza fede non leggo più speranza, soltanto una misurata incertezza. E indugi a terra facendoti sempre le stesse domande, immersa in quella prudente umiliazione che speravi di non provare mai più.

Nel lungo momento di timoroso silenzio che ti avvolge ti rendi conto però che quello che è cambiato ora sono le risposte.

mercoledì 11 giugno 2008

martedì 10 giugno 2008

La finestra sempre aperta ...

“Posso darti la facoltà di volare
a casa sua,” disse la Regina,
“ma non posso aprirti la porta.”

“La finestra dalla quale sono volato via
sarà certamente aperta,” Disse fiducioso.
“La mamma la lascerà sempre aperta,
nella speranza che io ritorni.”

“Come fai a saperlo?” gli chiesero,
stupite le fate; e Peter non seppe
spiegare come lo sapeva.

“Lo so, e basta” rispose.

James Matthew Barrie

lunedì 9 giugno 2008

burocrazia ...



Un pensiero per Massimo Troisi
(San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Ostia, 4 giugno 1994)

domenica 8 giugno 2008

Il fiore e la pecora


"Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda.
E lui si dice: -Il mio fiore e' la' in qualche luogo-
Ma se la pecora mangia il fiore, e' come se per lui tutto a un tratto, tutte le stelle si spegnessero!"

giovedì 5 giugno 2008

pioggia

Ultimamente sono per le sensazioni fisiche. E stasera sono arrivata al culmine della percezione corporale con la pioggia. Il mio amore per le corse in bicicletta è ormai cosa risaputa, ma stasera è stata tutta un’altra cosa, a parte i jeans che mi si appiccicavano alle gambe.
Cappellino con visiera calato sugli occhi, Key way nero a mo’ di sacco dell’immondizia a proteggere per gran parte il mio volume, e immancabile colonna sonora nelle orecchie.
Pedalare sul ritmo di una canzone è una cosa che mi da energia. Stasera in più cantavo e mi muovevo a tempo, segnando la batteria con le mani sul manubrio. Non che fossi particolarmente allegra, è che mi piaceva sentire la pioggia addosso. Gocce frizzanti, sul quel poco di viso che spuntava tra il bavero alzato e i capelli che balzavano fuori da sotto il berretto. Perle d’acqua sulle mani e via, alla conquista degli spazi metropolitani.

martedì 3 giugno 2008

Quando Quando Quando

Riporto un pezzo preso in prestito dal blog di Travaglio, Gomez e Corrias perchè queste cose a me fanno imbestialire.

"...Oppure aizzare l’intero Paese contro i Rom e i campi nomadi. Come se davvero nell’Italia governata per un terzo dalla grande criminalità, la ‘ndrangheta, la mafia siciliana e la camorra - che sovrintendono il traffico di droga, di armi, di capitali occulti, di esseri umani, della prostituzione, degli schiavi dell’elemosina, l’estorsione ai commercianti e agli imprenditori, il controllo dei cantieri, degli appalti e dei rifiuti - il problema che quotidianamente ci affligge sia davvero quello: i furti in appartamento, la sporcizia dei campi nomadi, l’aggressività dei piccoli zingari per strada. E che per arginare questa emergenza (non quella della Locride o di Scampia o dell’economia malavitosa che investe in Borsa) vengano nominati commissari ad hoc con il compito di ripulire, sradicare, disinfestare. In un furore d’ordine, ma in realtà di tremori contro le persone diverse da noi, che sta avvelenando l’Italia e gli italiani..." Pino Corrias

Osservando i miei figli giocare tranquillamente ai giardinetti sotto casa con una moltitudine di bimbi colorati e vestiti in modo vario e diversificato mi sono chiesta a che punto dello "sviluppo" si guasta quel qualcosa che ci trasforma in razzisti. Quando si diventa delle pecore buone solo per stare nel gregge guidato dal cane pastore? Quando e dove abbandoniamo quello spirito critico che dovrebbe guidare la nostra esistenza? Quando smettiamo di essere delle teste pensanti? A che punto della nostra vita cediamo la nostra anima al gatto e la volpe?

lunedì 2 giugno 2008

Il contrabbandiere di sigarette

È una figura che detta così, ora come ora, ha un aspetto quasi romantico. Un po’ come lo spazzacamino.
L’omino delle sigarette, così veniva definito nella mia famiglia. Veniva spesso con la grossa valigia e riforniva, con il suo carico avvolto in carta da giornale, le viziose del fumo.
La base era la casa della nonna, dove la cara Angela, la fidata donna di servizio, intratteneva un bel traffico illecito di sigarette.
Settimanalmente riceveva a domicilio l’omino con il suo bagaglio. E sempre settimanalmente distribuiva a buon prezzo le stecche di Muratti alla nonna e alla zia e quelle di Marlboro a mia mamma. Un giro d’affari per il quale non penso che lei abbia mai guadagnato una lira, che faceva solo per noi. Affettuosamente.
Un traffico che, se non mi ricordo male, scocciava un po’ a mio nonno, ma comunque ben alimentato dalle quantità esagerate delle sigarette fumate da mia nonna durante le sue infinite partite a carte.
Potevi trovare le sigarette di contrabbando anche per la strada e sotto le fermate della metropolitana, un po’ come adesso trovi le borse contraffate e le cianfrusaglie cinesi.
Ma il nostro omino delle sigarette era tutta un’altra cosa.

sabato 31 maggio 2008

Presa di coscienza


Marisa e Donatella a 4 mesi - Milano 1967

Non so cosa fosse che mi ha sempre bloccato dal percepire la mia vita in tutta la sua drammaticità. Forse un tentativo di difesa, cercare di preservare ciò che di buono mi sembrava aver raggiunto. Quelle immagini così crude nella loro violenza con gli anni sono state rielaborate dalla freddezza della ragione, spogliate della loro forza emotiva come per convincermi di non averle mai vissute, o vissute un po’ meno. Comunque fosse, è la mia stessa vita che periodicamente mi ripropone l’occasione di soffermarmi su quei ricordi, e io, ogni volta cerco il modo più rapido per allontanarmici. Non ho coscienza di quale sia stato il momento esatto in cui mi sono resa conto che c’era qualcosa nella mia vita che non rispecchiava una certa imposta “normalità”. Probabilmente un “pot pourri” di eventi simili a quello di mia mamma, rigorosamente celata dietro occhiali scuri, che mi veniva a prendere all’asilo con andatura oscillante. Ma so, per certo, che quel momento c’è stato e le cose da allora hanno cominciato ad avere un aspetto differente. Quel momento ha significato la distorsione della percezione delle cose stesse, un’immersione totale in un mondo sofferente e delirante che mi accompagna ancora oggi. Ho voluto tentare di relegare in una parte remota della memoria quelle immagini e quelle sensazioni inopportune, che invece di tanto in tanto ritornano in modo forte e violento.

Era la sua totale e completa trasformazione che mi perseguitava e, a suo modo, mi perseguita anche adesso. Sento ancora forte, come se la provassi ora, quel terrore di non sapere cosa mi aspettasse dietro alla porta di casa. Al ritorno da scuola, tutti i miei sensi analizzavano ogni possibile segnale: lo sguardo del portinaio, l’odore acre sul pianerottolo, la porta chiusa a chiave e ogni piccolo dettaglio mi portava ad intuire come avrei passato i momenti futuri.
E poi entrando in casa, quella sberla nell’anima, quella sensazione infinita di non potercela fare e lei era già lì in piedi davanti a me con le pretese di riuscire a nascondere il fatto di essere ubriaca fradicia. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, lei era lì, era sempre lì come un copione sgualcito, senza mai un momento d’improvvisazione.
Ed era sempre lì anche quando non c’era. La sua esistenza opaca e triste ha invaso un enorme spazio della mia e resta un bagaglio che mi porto dietro nel mio ruolo di figlia, di madre, di moglie e di donna.
Da bambina ho subito tutto il dramma di essere figlia di un’alcolista senza capire, ho subito senza essere in grado di elaborare quale bombardamento emotivo stava sconvolgendo la mia esistenza. Da adulta subisco le conseguenze di quelle immagini che non potevo non vedere e che allora non ho potuto scegliere di non vedere. In seguito ho voluto scegliere di evitare la sofferenza convincendomi di non aver visto. Ho provato a scappare chiudendo tutto a chiave nell’inconscio, lasciando, invece, grossi buchi nel profondo del mio spirito.
Ci sono molti eventi della mia infanzia che ho cacciato così in fondo alla mia memoria che non riesco più a farli riaffiorare, eppure adesso vorrei poter ricordare per capire, capire la mia sofferenza e quella di mia mamma. Bisogna avere ricordi da poter odiare, che sia importante riuscire a visualizzare l’avversario per poterlo sconfiggere.

Ogni tanto mi chiedo se mia madre si sia mai resa conto delle conseguenze che il suo stato portava o anche lei viveva in uno stato di negazione perpetua che avvolgeva sia i momenti di sobrietà che i momenti di ubriacatura. Forse la sua sofferenza era troppo grande per essere affrontata. Quella stessa sofferenza che mia madre mi lascerà come unica eredità al momento della sua scomparsa.
Così, durante la mia infanzia c’è stata una lenta e dolorosa presa di coscienza che la mia “normalità” non era la stessa “normalità” degli altri. I piccoli segnali che pian piano notavo, gli occhiali scuri, le piccole tumefazioni sul viso, la loquacità eccessiva si andavano a ricomporre come i pezzi di un puzzle una immagine più ampia di ciò che era veramente mia madre.

Adesso che la vedo davanti a me, magra e così conciata da sembrare vent’anni più vecchia, sono torturata da emozioni contrastanti di amore e di odio.
La cannula dell’ossigeno, che ormai è parte integrante del suo ritratto, sembra quasi addolcirne i lineamenti segnati dalle continue sofferenze.
Non è stata in grado di opporsi al proprio destino e adesso ne paga le conseguenze. Vuole morire, dice. Non ce la fa più. Non posso biasimarla.

Alla scoperta degli “uomini rossi”!



Tutti i giornali riportano la notizia della scoperta della tribù degli “uomini rossi”, nel cuore dell’Amazzonia.
La tribù degli “uomini rossi”, chissà perché alle mie orecchie suona quasi derogatorio. Avrebbero potuto sforzarsi e dargli un bel nome di fantasia, che ne so, i Bow Chow o qualsiasi altra cosa. Il fatto di classificare usando aggettivi qualificativi, secondo me, da troppo peso al significato intrinseco dei singoli vocaboli e troppa importanza ad una visione “cilvità-centirica” (se si può dire così) del mondo.
Noi, i civilizzati, siamo capaci solo di vedere le cose partendo esclusivamente dal nostro punto di vista. Riuscire a prendere in considerazione che può esistere anche una diversa chiave di lettura, rimane ancora un esercizio troppo difficile per la maggior parte di noi.
Sorge comprensibilmente la domanda di cosa sia giusto fare, se giusto, è fare qualcosa. Conoscendo la nostra tendenza di dividere ogni cosa in giusto e sbagliato, dobbiamo sempre trovare una risposta a tutto. Proteggere la loro “selvaticità” o trovare il modo meno invasivo per contattarli e sottoporli ai “benefici” della nostra civiltà?
Non sono certo io quella che vuole trovarla questa risposta, ma mi sono divertita ad osservare le diverse reazioni della gente, me compresa. Opinioni sentite e riferite, che poi seguono, nè più nè meno, le diverse tipologie psicologiche delle varie persone con cui ho parlato, dal lupo solitario che desidera di fuggire da tutto e tutti, allo schiavo della tecnologia che sogna i microchip sottocutanei.

giovedì 29 maggio 2008

E ancora di mani si parla

Passo molto del mio tempo in bicicletta. Con gli anni è diventata quasi parte delle mie gambe. Amo i momenti in cui, nel “silenzio” della mia musica, mi ritrovo a pedalare immersa nei miei pensieri. Dopo la doccia è il posto dove la mia mente spazia di più!
Provo un estraniamento fisico da ciò che mi circonda che ha un effetto benefico sulla mia fantasia. Io e la mia bici, e l’aria in viso. Penso. Mi faccio domande e mi do risposte. Osservo la città, le singole persone nelle loro singole vite, chi va e chi viene.

Oggi mi è caduto lo sguardo sulle mie mani. In realtà le vedo tutti i giorni, ma oggi le ho guardate in modo diverso. C’è qualcosa che mi piace delle mie mani. Non che siano delle mani particolarmente belle, ma è da lì che sgorga la mia creatività, come un’onda, e io ne tengo conto. Le conosco da quando sono nata, ma oggi, oggi c’era qualcosa che ha attirato la mia attenzione: la texture venosa del dorso, mentre impugnavo il manubrio, è apparsa tutta ad un tratto sotto i miei occhi in tutta la sua prepotenza, quei rami bluastri emergono dalla pelle chiara come a ricordarmi l’età. Non mi ero ancora resa conto di quanto sporgessero.

E io che penso molto per immagini, sono stata portata indietro di parecchi anni. Fino alla mia scrivania di ragazza adolescente. Una rivista di moda aperta, fogli e matite sparsi. Un disegno appena abbozzato sul foglio di fronte a me. Una foto in bianco e nero risalta nella memoria offuscata. Un mezzo busto di Jessica Lange di profilo. In primo piano le sue mani venose all’altezza del viso.

mercoledì 28 maggio 2008

martedì 27 maggio 2008

Immagine



È un po’ che ho un’immagine in testa, quando penso di sedermi a scrivere qualcosa, cerco le parole per descriverla. In realtà è una cosa già vista, anche se poi nell’immaginazione prende una sua forma personale. Anzi, sto cercando proprio ora di concentrarmi sulle due immagini: la mia mentale e il ricordo di quella già vista cercando di sovrapporle. Non distinguo chiaramente, però, quale sia l’una e quale sia l’altra. E sinceramente non sono neanche sicura di ricordare bene.
Forse è la sensazione che l’immagine stessa mi lascia una volta che si allontana da me. Una discesa circolare dall’alto, un grande spazio, il colore bianco. Ah adesso, scrivendo mi si è sovrapposta un’altra immagine scaturita dalle parole appena scritte, che segue alla lettera la descrizione, ma non mi lascia la stessa sensazione. Il Guggenheim di New York, ecco no, non è quella la mia prima immagine. Quella originale ha i bordi sfuocati di un’immagine antica, nonostante fosse a colori.

lunedì 26 maggio 2008

Senza titolo n°3

Casi segnati nel colore del tempo,
rivoli di dense sentenze enunciate.
Va alla deriva l’umore instabile,
attende solo concordata disfatta.

E' l’intenzione volubile che guida,
laddove l’agire ha perso la forza.
Ancora una volta la vita mi chiama,
ma è capriccio chiassoso del vento.

Sorda al lieve segnale del corpo,
muta all’orecchio che ascolta.
Violente le mani in cui avevi fede,
respingo il dolore da dove è venuto.

domenica 25 maggio 2008

la talpa

prendetevi 10 minuti per tornare bambini e gustarvi un'animazione eccezionale. Si tratta di un personaggio russo (Edit: mi è stato ricordato dopo che è Ceco) e ringrazio la cara amica che me lo ha fatto conoscere.

Disgusto

Quando infilo le gambe sotto le lenzuola e avverto la sua presenza provo disgusto, una violenta repulsione per quello stesso corpo che anni fa m’inondava di una forte passione. Com’è possibile provare una sensazione così diversa adesso, per la stessa persona di allora.
Forse non è più la stessa persona.
O forse non lo sono più io.
Ogni notte vado a letto con lo stesso pensiero ed ogni mattina mi alzo facendo finta di non averlo pensato. Tento con tutte le mie forze di convincermi che è solo un momento, che passerà e che potrò fare finta che non sia mai esistito.
Invece, apro gli occhi e lo trovo ancora lì, come sempre invadente ed intenso.
La luce del sole mattutino si fa strada tra le fessure della tapparella semi aperta. Mi giro dall’altra parte per non vederla. Non sopporto essere svegliata dalla luce e sembra quasi che sia mia intenzione infliggermi una punizione dimenticandomi di prendermi cura dei dettagli.
Mi chiedo che ora sia, non sento rumori. Presto.
Lascio che il mio corpo rimanga immerso nel torpore e allontano dalla mia mente il pensiero di alzarmi. Allungo un piede e mi rendo conto di essere sola nel letto. Ciò m’infonde un senso di benessere. Mi spalmo per tutta la larghezza del letto affondando di nuovo in un sonno profondo.
L’odore di caffé viene a stuzzicare le mie narici nell’inutile tentativo di farmi alzare dal letto. Penso all’opportunità di gustarmi ancora qualche attimo di pace, o magari qualcosa di più. Faccio scivolare lentamente una mano verso le cosce e l’altra sul seno; mentre chiudo gli occhi ed entro nel mio mondo privato, il vociare lontano e i profumi passano in secondo piano per un piacevole quarto d’ora. Un sospiro.
È sabato, è una bellissima giornata, non posso far altro che indossare il mio sorriso migliore, mentre mi verso una bella tazza colma di caffé. Lui è seduto di fronte a me. Lo osservo, attraverso le risa dei nostri figli, in quegli attimi che gli servono per finire di sorseggiare il suo caffé. Per evitare commenti gioco d’anticipo e sorrido. Se solo riuscissi ad evitare il confronto, potrò mai colmare la voragine, che si è aperta tra noi, trovando anche solo un equilibrio? Una supposta convivenza all’insegna della “civiltà”.
Crisi, dal greco krisis: scelta, decisone, cambiamento nella vita di un individuo o della collettività, con effetti più o meno gravi o duraturi. Una collana di krisis intorno al collo.
La mia vita è sempre stata incorniciata da sentimenti forti, ma mi angoscio ora nello scoprirmi fredda ad emozioni semplici, senza riuscire a fare nulla. Rassegnazione, frustrazione o soltanto noia. Stanchezza per scelte forzate, uno strascicare i piedi nella terra polverosa. Difesa inconscia o pigrizia?

E poi inevitabilmente un giorno il disgusto passa, come passano i treni sotto la nostra finestra, sapendo che tanto tornerà. Con il destino di rimanere sempre qui immobilizzati in un circolo mortale e so che non è così che deve essere.
Soffro, sola nella mia disperazione di dover prima o poi prendere delle decisioni che sento più grandi di me. Destino non delegabile. Sono alla continua ricerca della causa, possibile che non sia io? Ho letto cose difficili da digerire, il senso di colpa mi ha ormai consumato. L’attesa che tutto si sistemi da solo è terminata; sono alla fine di un viaggio, un brutto viaggio. Ma quello che intravedo davanti a me non mi fa sorridere. Svilita nella mia interiorità, a cosa diavolo mi aggrappo ancora? Ho la responsabilità morale di uscirne, forse non a testa alta, ma almeno di uscirne. Per me e per loro, soprattutto per loro. Ho paura. Questa consapevolezza mi pesa come un macigno, mi manca il respiro eppure devo resistere e andare avanti. Io sono quella da salvare, ma è difficile crederlo.