giovedì 12 giugno 2008

Squash

Ed è proprio quando ti accorgi che le tue stesse parole ti rimbalzano indietro come una palla da squash che avverti tutta la tua energia lasciare il tuo corpo. Vorresti respingere il colpo di ritorno, ma ti sfugge come se la tua racchetta fosse bucata. Hai gli occhi fissi sulla palla, ma non hai più la forza di alzare il braccio. Che senso ha continuare la partita? Perché insistere? Senso del dovere o masochismo, o soltanto vergogna di non riuscire a portarla a termine? Oppure è tutto soltanto così al di sopra delle tue forze che la conclusione ti sembra una meta irraggiungibile.

Ti vedo seguire con lo sguardo la palla che ti sfreccia dietro, voltarti con l’aria stupita di chi non vuole crederci e accasciarti a terra, affranta e incapace di muoverti con il solo pensiero di trovare qualcuno che si prenda cura di te. Nei tuoi occhi esausti e senza fede non leggo più speranza, soltanto una misurata incertezza. E indugi a terra facendoti sempre le stesse domande, immersa in quella prudente umiliazione che speravi di non provare mai più.

Nel lungo momento di timoroso silenzio che ti avvolge ti rendi conto però che quello che è cambiato ora sono le risposte.

2 commenti:

Annachiara ha detto...

Come può l'umiliazione essere prudente? Mi chiedo.

Donatella ha detto...

è quell'umiliazione che per anni hai subito senza che tu la riconoscessi come tale, e che adesso, prudentemente, un po' timorosa delle conseguenze fa capolino nella tua esistenza come sensazione reale.