mercoledì 25 giugno 2008

Eremo

Eremo: luogo di difficile accesso, dove uno o più individui, detti eremiti o anacoreti (dal greco, ritirarsi), si ritirano escludendosi volontariamente dalla società, per condurre una vita di preghiera e ascesi.

Nel mio caso specifico non proprio volontariamente.

Due mesi di riflessione forzata volta ad un’introspezione terapeutica. O almeno così voglio credere.
Due mesi lontano dal mondo moderno che così tanto mi ha affascinato negli ultimi mesi. Due mesi immersa nella natura che mi nutre l’anima. Ma anche due mesi lontana da affetti ai quali farò molta fatica a rinunciare.

In questo ultimo anno sono stata travolta da un’immensità di avvenimenti molti dei quali hanno avuto un impatto piacevolmente positivo, altri che invece mi hanno devastato.

Smottamenti su una terra già instabile. È tempo, quindi, della ricostruzione.

Il mio piccolo mondo di donna sommerso da emozioni nuove tutte da conoscere da vicino, da ispezionare. Curiosità, desiderio, interesse. Voglia di dare e voglia di ricevere. Passioni e dolori.
Saranno loro a tenermi compagnia in questa parentesi di vita, saranno loro ad infondermi la forza per ritrovare l’energia dispersa. Per tornare ad amare il mondo intero come l’ho sempre amato.

Buone vacanze.

lunedì 23 giugno 2008

collezione di attimi

Io sono un clown e faccio collezione di attimi.
(Heinrich Böll)

Ho letto questa frase e sono rimasta folgorata.

Mi ricordo, in gioventù, di aver letto il suo libro “opinioni di un clown” e di portare la sua dolce malinconia, senza un velo di autocommiserazione, ancora nel cuore.

Sono state le parole “collezione di attimi” a colpirmi come una freccia che senza esitazione centra il bersaglio.

La parola “attimi”, sprigiona l’immagine dell’importanza del momento, singolo ed irripetibile. Non si sente il tempo che passa ma il tempo che resta. Un attimo solo, unico, diverso da un altro, che vale la pena essere vissuto esattamente per quello che è: un istante.

La “collezione” di attimi, perché la voglia di vita è una linea ininterrotta di piccole passioni. Un attimo solo fine a se stesso, non può sopravvivere.

domenica 22 giugno 2008

Notte milanese

Un alito d’aria calda entra dalla finestra spalancata sulla buia notte Milanese senza portar sollievo. Scosta lievemente la tenda e poi si perde durante il tragitto ed io, distesa sul letto in un grandioso abbandono, non l’avverto. Lo sguardo verso il cielo, alla ricerca delle poche stelle che riescono a superare le luci cittadine; catturato, poi, da quell’immagine che si erge a simbolo nella notte.
Il “Pirellone” è lì tutto illuminato che solitario sovrasta i tetti omogenei di altra epoca. È lì, inamovibile nella sua unicità, che cattura la tua attenzione.
È un anno che lo osservo in tutte le sue differenti vesti, come un’immagine incorniciata in maniera diversa secondo le occasioni. Attraverso la pioggia battente, nelle nuvole rosse del tramonto, nel controluce pomeridiano e nei riflessi argentati di prima mattina.
Sempre sicuro nella sua concretezza come il tuo migliore amico.

venerdì 20 giugno 2008

peccato

Peccare in modo consenziente ci libera dal senso di colpa che inconsciamente ci portiamo dietro.
Il senso del peccato è una liberazione. Il peccato è una zona di confine tra il bene e il male non chiaramente delimitata dove ci si svincola dalla falsa morale.
Peccare rende le persone migliori. Se peccassimo tutti quanti un po’ di più, il mondo stesso sarebbe migliore.

giovedì 19 giugno 2008

formaggio di capra e vino rosso

Il gusto indescrivibilmente morbido che si sprigiona a contatto della bianca pasta farinosa, accentuato dal movimento della lingua contro il palato.
Il penetrante sapore selvatico percepito con il naso e l’incolmabile voglia che quel boccone non abbia mai fine.
Da assaporare lentamente con gli occhi chiusi avvertendo l’avvolgente tepore delle crepitanti fiamme del camino; in trepidante attesa di quel sorso di rosso corposo.

martedì 17 giugno 2008

Negazione

Seni allo specchio,
promessa negata.

Effimero abbraccio,
a cavalier fuggevole.

Il corpo freme,
per l’amore errante.


(11/12/07)

lunedì 16 giugno 2008

abbandono

È quel senso d’abbandono che ha imposto le regole della mia esistenza. È quella sensazione di soffocamento che mi prende la notte. È quella disperata voglia di piacere a tutti e non dispiacere nessuno che mi rende vulnerabile. Anche alle sciocchezze. Una parola non pronunciata, un gesto mai arrivato, un pensiero tardivo. Il distacco da ciò a cui tengo è così doloroso da non riuscire a respirare.
Cercavo il materno sostegno, ma non era mai presente, anche quando era lì. Vissuto come il peggior dei tradimenti si trascina dal passato al presente senza darmi tregua. E non ho pace, nel disordine delle mie azioni vivo segnali imprecisi. E mi muovo in confusione, un passo avanti, per poi negare, un passo indietro. Creo nebbia che impulsivamente vorrei dissipare. L’abbandono, che ha legittimato quella prepotenza da cui solo ora scappo.

domenica 15 giugno 2008

venerdì 13 giugno 2008

Acqua, acqua e ancora acqua ...

Sembra che i pensieri migliori sopraggiungano inevitabilmente in quei momenti; quelli dove sei impotente; e rimani, lì senza poter far nulla, a vederli svanire come fantasmi.
Nella monotonia della mia quotidianità, la doccia sembra proprio essere uno di quei momenti. Sarà il roboante scrosciare dell’acqua, il rilassante tepore o il purificante vapore, non so dire. Mi ritrovo concentrata ad immaginare cosa potrò fare da grande; elaboro grandiosi discorsi che poi inevitabilmente non pronuncio mai, metto punti, aggiungo virgole, cancello e poi riscrivo; fantastico su cosa farei o avrei potuto fare. Inauguro ogni volta un elenco infinito di pensieri, che si affollano in un unico momento mentale. Mentre il getto d’acqua calda mi massaggia tutto il corpo, vago fino a perdermi nell’atto di cercare di ricordare momenti del passato scappati via, fissando insistentemente quella stessa crepa sulla piastrella di fronte a me, come attendessi un suggerimento. Ed è li che vedo una donna stanca e provata, una donna somigliante a colei che ripudiavo come modello, ma di cui ricalco le orme.

Un brivido, una fantasia. Il mio seno. Le mie cosce.
Assaporo un po’ di quel sesso mancato e intanto i minuti si allungano su tutti quei pensieri che non hanno un posto stabile nella mia mente, che vagano senza controllo e che possono andare e venire indisturbati.
Vorrei essere in grado afferrarli e conservarli in modo da potermici rituffare dentro ogni volta che voglio. Non accade mai. Volano via. Una volta messo il piede fuori dal bagno, travolta dall’immediatezza della realtà, i pensieri svaniscono proprio come i sogni al risveglio.
La concretezza sovrasta immediatamente quegli attimi di umida riflessione appena evaporati. Molte delle decisioni importanti della mia vita sono figlie di un getto a pioggia scrosciante sul mio buon senso. Molti dei miei dolori sono stati elaborati proprio là, dove le lacrime si potevano confondere tra mille gocce d’acqua e rotolare giù per la pelle nuda fino a morire silenziose.

Calore, punto fermo della mia esistenza, irrinunciabile come l’amicizia più cara. Acqua, elemento d’equilibrio tra me e il disordine del mondo. Sensazioni fisicamente reali che mi aiutano ad affrontare qualsiasi difficoltà. Chiudo gli occhi e mi vedo sdraiata sulla sabbia bagnata con le onde che si dondolano sulla pelle, che mi passano sopra e s’infiltrano sotto richiamando a sé i granelli inermi, lasciando mio corpo tempestato di perle d’acqua.
Delicato brivido nell’indolenza fresca del sole cocente, che scuote l’intorpidito pensiero.
Voglia di tuffarsi e perdersi nell’immensità di una ritmata colonna sonora di naturale ispirazione per cancellare il mondo circostante, almeno per un po’. Voglia di conquistare momentaneamente quella pace interiore, quella stessa di chi chiede di fermare il mondo, o di tornare indietro o di scappare.

giovedì 12 giugno 2008

Premio

Ringrazio pubblicamente TipTop per il dolce pensiero.
Il fatto che lei pensi che io "meriti" mi scalda come un raggio di quel sole che (maledizione) ultimamente non vediamo molto spesso!

Purtroppo per insufficienza numerica di amici blogger e per una "leggera" avversione alle catene in generale non so se mi cimenterò in quest'avventura. Prenderò del tempo per ragionarci su.

Un bacio sincero.

Squash

Ed è proprio quando ti accorgi che le tue stesse parole ti rimbalzano indietro come una palla da squash che avverti tutta la tua energia lasciare il tuo corpo. Vorresti respingere il colpo di ritorno, ma ti sfugge come se la tua racchetta fosse bucata. Hai gli occhi fissi sulla palla, ma non hai più la forza di alzare il braccio. Che senso ha continuare la partita? Perché insistere? Senso del dovere o masochismo, o soltanto vergogna di non riuscire a portarla a termine? Oppure è tutto soltanto così al di sopra delle tue forze che la conclusione ti sembra una meta irraggiungibile.

Ti vedo seguire con lo sguardo la palla che ti sfreccia dietro, voltarti con l’aria stupita di chi non vuole crederci e accasciarti a terra, affranta e incapace di muoverti con il solo pensiero di trovare qualcuno che si prenda cura di te. Nei tuoi occhi esausti e senza fede non leggo più speranza, soltanto una misurata incertezza. E indugi a terra facendoti sempre le stesse domande, immersa in quella prudente umiliazione che speravi di non provare mai più.

Nel lungo momento di timoroso silenzio che ti avvolge ti rendi conto però che quello che è cambiato ora sono le risposte.

mercoledì 11 giugno 2008

martedì 10 giugno 2008

La finestra sempre aperta ...

“Posso darti la facoltà di volare
a casa sua,” disse la Regina,
“ma non posso aprirti la porta.”

“La finestra dalla quale sono volato via
sarà certamente aperta,” Disse fiducioso.
“La mamma la lascerà sempre aperta,
nella speranza che io ritorni.”

“Come fai a saperlo?” gli chiesero,
stupite le fate; e Peter non seppe
spiegare come lo sapeva.

“Lo so, e basta” rispose.

James Matthew Barrie

lunedì 9 giugno 2008

burocrazia ...



Un pensiero per Massimo Troisi
(San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Ostia, 4 giugno 1994)

domenica 8 giugno 2008

Il fiore e la pecora


"Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda.
E lui si dice: -Il mio fiore e' la' in qualche luogo-
Ma se la pecora mangia il fiore, e' come se per lui tutto a un tratto, tutte le stelle si spegnessero!"

giovedì 5 giugno 2008

pioggia

Ultimamente sono per le sensazioni fisiche. E stasera sono arrivata al culmine della percezione corporale con la pioggia. Il mio amore per le corse in bicicletta è ormai cosa risaputa, ma stasera è stata tutta un’altra cosa, a parte i jeans che mi si appiccicavano alle gambe.
Cappellino con visiera calato sugli occhi, Key way nero a mo’ di sacco dell’immondizia a proteggere per gran parte il mio volume, e immancabile colonna sonora nelle orecchie.
Pedalare sul ritmo di una canzone è una cosa che mi da energia. Stasera in più cantavo e mi muovevo a tempo, segnando la batteria con le mani sul manubrio. Non che fossi particolarmente allegra, è che mi piaceva sentire la pioggia addosso. Gocce frizzanti, sul quel poco di viso che spuntava tra il bavero alzato e i capelli che balzavano fuori da sotto il berretto. Perle d’acqua sulle mani e via, alla conquista degli spazi metropolitani.

martedì 3 giugno 2008

Quando Quando Quando

Riporto un pezzo preso in prestito dal blog di Travaglio, Gomez e Corrias perchè queste cose a me fanno imbestialire.

"...Oppure aizzare l’intero Paese contro i Rom e i campi nomadi. Come se davvero nell’Italia governata per un terzo dalla grande criminalità, la ‘ndrangheta, la mafia siciliana e la camorra - che sovrintendono il traffico di droga, di armi, di capitali occulti, di esseri umani, della prostituzione, degli schiavi dell’elemosina, l’estorsione ai commercianti e agli imprenditori, il controllo dei cantieri, degli appalti e dei rifiuti - il problema che quotidianamente ci affligge sia davvero quello: i furti in appartamento, la sporcizia dei campi nomadi, l’aggressività dei piccoli zingari per strada. E che per arginare questa emergenza (non quella della Locride o di Scampia o dell’economia malavitosa che investe in Borsa) vengano nominati commissari ad hoc con il compito di ripulire, sradicare, disinfestare. In un furore d’ordine, ma in realtà di tremori contro le persone diverse da noi, che sta avvelenando l’Italia e gli italiani..." Pino Corrias

Osservando i miei figli giocare tranquillamente ai giardinetti sotto casa con una moltitudine di bimbi colorati e vestiti in modo vario e diversificato mi sono chiesta a che punto dello "sviluppo" si guasta quel qualcosa che ci trasforma in razzisti. Quando si diventa delle pecore buone solo per stare nel gregge guidato dal cane pastore? Quando e dove abbandoniamo quello spirito critico che dovrebbe guidare la nostra esistenza? Quando smettiamo di essere delle teste pensanti? A che punto della nostra vita cediamo la nostra anima al gatto e la volpe?

lunedì 2 giugno 2008

Il contrabbandiere di sigarette

È una figura che detta così, ora come ora, ha un aspetto quasi romantico. Un po’ come lo spazzacamino.
L’omino delle sigarette, così veniva definito nella mia famiglia. Veniva spesso con la grossa valigia e riforniva, con il suo carico avvolto in carta da giornale, le viziose del fumo.
La base era la casa della nonna, dove la cara Angela, la fidata donna di servizio, intratteneva un bel traffico illecito di sigarette.
Settimanalmente riceveva a domicilio l’omino con il suo bagaglio. E sempre settimanalmente distribuiva a buon prezzo le stecche di Muratti alla nonna e alla zia e quelle di Marlboro a mia mamma. Un giro d’affari per il quale non penso che lei abbia mai guadagnato una lira, che faceva solo per noi. Affettuosamente.
Un traffico che, se non mi ricordo male, scocciava un po’ a mio nonno, ma comunque ben alimentato dalle quantità esagerate delle sigarette fumate da mia nonna durante le sue infinite partite a carte.
Potevi trovare le sigarette di contrabbando anche per la strada e sotto le fermate della metropolitana, un po’ come adesso trovi le borse contraffate e le cianfrusaglie cinesi.
Ma il nostro omino delle sigarette era tutta un’altra cosa.