sabato 15 novembre 2008

Orietta

Non mettevo piede in quella chiesa dal funerale di suo figlio minore anni fa, e ora che lì nella bara di fronte a me c’è lei, mi sembra tutto un confuso replay.
La sofferenza sul viso del figlio maggiore è una sofferenza più matura, quasi serena, perché forse era lei serena negli ultimi giorni.
Non ho letto la disperazione opaca che velava i suoi occhi quando gli avevano strappato via il fratello. Lei se n’è andata, quasi in punta dei piedi, sotto pochi occhi intimi.
Devastata dentro. La vita non era stata sempre facile con lei, la morte forse di più.
E i ricordi, in un attimo, riaffiorano. Facce, frasi, luoghi.
Una presenza del mio passato quasi materna, una sovrapposizione necessaria, rimasta celata nell’intimo nonostante l’inevitabile distacco della vita che cambia.
Un affetto ricambiato e un orgoglio giustificato anche da meriti suoi, per quel pizzico di attenzione in più che necessitavo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ho dato una occhiata veloce al tuo blog: interessante! Sono insegnante di scuola primaria.
Tornero' con più calma. Ciao e buon blog.
Lindy
lindy11.blog.excite.it

movida69 ha detto...

abbraccio
in silenzio