E poi ci si svuota. Hai buttato tutto fuori, lacrime e sangue. Non resta più nulla se non un involucro floscio che attende di essere colmato di nuovo.
Ma è l’attesa che ti strazia più della mancanza, l’essere “in sospeso”.
Hai deciso, hai mosso un piede in avanti e ora è lì che aspetta che l’altro lo raggiunga. È inevitabile che sia così, è conseguente che sia così, è coerente che sia così. Non puoi tornare indietro, quello spazio che hai appena lasciato non è più tuo.
Ma non sai, ma non puoi sapere, ma forse non vuoi sapere. E già cominci ad apprezzare il vuoto, come un’abitudine pigra. Il vuoto che accoglie.
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2 commenti:
bhè, qualcuno che amo molto diceva che non bisogna mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa (andrea pazienza). inevitabile, conseguente, coerente... sono aggettivi, cose che usiamo per riempire la vita. i vuoti sono fatti per essere colmati, anche se hanno la loro malinconica dolcezza, quando ti culli nella memoria di ciò che era. ma un piede segue l'altro...
... e direi che il mio "vuoto" ha tutte le intenzioni di "riempirsi" ... solo stando un po' più attenta alla scelta del contenuto!
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