martedì 20 maggio 2008

E poi ci si svuota ...

E poi ci si svuota. Hai buttato tutto fuori, lacrime e sangue. Non resta più nulla se non un involucro floscio che attende di essere colmato di nuovo.
Ma è l’attesa che ti strazia più della mancanza, l’essere “in sospeso”.
Hai deciso, hai mosso un piede in avanti e ora è lì che aspetta che l’altro lo raggiunga. È inevitabile che sia così, è conseguente che sia così, è coerente che sia così. Non puoi tornare indietro, quello spazio che hai appena lasciato non è più tuo.
Ma non sai, ma non puoi sapere, ma forse non vuoi sapere. E già cominci ad apprezzare il vuoto, come un’abitudine pigra. Il vuoto che accoglie.

2 commenti:

Franco Di Battista ha detto...

bhè, qualcuno che amo molto diceva che non bisogna mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa (andrea pazienza). inevitabile, conseguente, coerente... sono aggettivi, cose che usiamo per riempire la vita. i vuoti sono fatti per essere colmati, anche se hanno la loro malinconica dolcezza, quando ti culli nella memoria di ciò che era. ma un piede segue l'altro...

Donatella ha detto...

... e direi che il mio "vuoto" ha tutte le intenzioni di "riempirsi" ... solo stando un po' più attenta alla scelta del contenuto!