È una figura che detta così, ora come ora, ha un aspetto quasi romantico. Un po’ come lo spazzacamino.
L’omino delle sigarette, così veniva definito nella mia famiglia. Veniva spesso con la grossa valigia e riforniva, con il suo carico avvolto in carta da giornale, le viziose del fumo.
La base era la casa della nonna, dove la cara Angela, la fidata donna di servizio, intratteneva un bel traffico illecito di sigarette.
Settimanalmente riceveva a domicilio l’omino con il suo bagaglio. E sempre settimanalmente distribuiva a buon prezzo le stecche di Muratti alla nonna e alla zia e quelle di Marlboro a mia mamma. Un giro d’affari per il quale non penso che lei abbia mai guadagnato una lira, che faceva solo per noi. Affettuosamente.
Un traffico che, se non mi ricordo male, scocciava un po’ a mio nonno, ma comunque ben alimentato dalle quantità esagerate delle sigarette fumate da mia nonna durante le sue infinite partite a carte.
Potevi trovare le sigarette di contrabbando anche per la strada e sotto le fermate della metropolitana, un po’ come adesso trovi le borse contraffate e le cianfrusaglie cinesi.
Ma il nostro omino delle sigarette era tutta un’altra cosa.
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1 commento:
ah ah... happy days.... più o meno.
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