domenica 15 febbraio 2009

e poi scrivo ...

Non so esattamente cosa faccia la differenza. Ma una differenza c’è ed è così grande da essere quasi incolmabile. Mi è sempre più difficile scoprire affinità intellettuali nelle persone che incontro, che soddisfino pienamente il mio desiderio di espressione. Sono travolta in continuazione dal timore di non essere capita. Fraintesa. Travisata. Presa per matta. Non sopporto di essere etichettata.
Da un po’ di anni ho imparato ad elaborare il dolore usando la scrittura. All’inizio il mio Io restava fuori dal foglio e leggeva quello che scrivevo, poi lentamente ha iniziato ad infilarsi tra le righe, ad arrotolarsi tra le frasi, a legarsi alle parole. Posso dire di aver iniziato una relazione intima con la scrittura cominciando l’esplorazione del mio mondo interiore. Ma ogni tanto il mio Io, purtroppo o per fortuna, sembra rimanga intrappolato tra i fogli. Lo testimonia il fatto che la mia relazione con il mondo esterno, spesso, passa di lì.
La scrittura unisce e allo stesso tempo separa. Accomuna i sentimenti, le storie; ma divide me dal resto del mondo. Osservo la sottile linea che corre tra sanità e follia, e così affogo la solitudine nel foglio bianco, rovesciandoci su tutte quelle parole che affollano la mia mente e che non riesco a collocare altrove. Come volessi rendere innocuo il dolore, scrivendone.
Immagini, dettagli, tutto passa dalla mia penna e tutto prende forma, entra ed esce senza esserne distorto perchè lo vivo come un positivo processo di elaborazione, un viaggio che mi fa stare meglio.
La scrittura allunga i tempi, rallenta la corsa; ti concede una riflessione. Ti concede tempo con te stessa. Chiudo gli occhi e mi trovo in un mondo diverso. Lontano dalle delusioni che il mondo reale a volte ti offre. Mi sento piccola piccola di fronte alle cattiverie del mondo, ma poi mi sento grande grande di fronte alla piccolezza della cattiveria. La cattiveria, un male per me inconcepibile. Cosa faccio io per cambiare il mondo? Educo i miei figli alla poesia della vita, al rispetto della bellezza, ad ascoltare il canto degli uccelli ed osservare la luna.

5 commenti:

HungryFreaks ha detto...

Io trovo che lo scrivere mi aiuti a capire meglio cosa sto effettivamente pensando a proposito di un certo argomento. E' un ottimo metodo per fare ordine fra le proprie idee. Certo poi a seconda di ciò di cui si scrive entrano in gioco altre dinamiche ancora più introspettive e/o catartiche; per quel che mi riguarda ho ancora un blocco riguardo allo scrivere su questioni personali e intime, non lo faccio nemmeno su un diario privato, figuriamoci su un blog. A tratti però ne sento il bisogno, proprio perché immagino che mi aiuterebbe a districare alcune questioni "interne"... ma forse ho anche paura di scoperchiare il famoso vaso di Pandora!
Riguardo a cosa fare per cambiare il mondo mi viene in mente un haiku di Jack Kerouac letto molti anni fa, che faceva più o meno così:
"Adorna il mondo con la tua esistenza".
Un po' minimalista forse, ma è un buon punto di partenza...

Donatella ha detto...

Infatti ... con la scrittura intimistica, io ho proprio aperto il famoso vaso!

E per cambiare il mondo, sarebbe bello bastasse il buon esempio ... io con la Gelmini ci sto provando con l'azione, ma vedo che è duuuuura!!!!
:D

Ela ha detto...

Lo scrivere per me è sempre stato lo sfogo ed il prendere tempo, la consolazione e la compagnia, il ritrovarsi ed il conoscersi. Non avessi avuto carta e penna, da giovane, penso sarei impazzita ed anche ora, che posso dirmi più matura e tranquilla di me stessa, scrivere mi fa bene all'anima.

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

good start