domenica 22 febbraio 2009

Il sole e la nuvola

Ogni mattina il Sole si levava con un grande sbadiglio. Era un gran bonaccione e tutti gli volevano bene anche quando si divertiva a mandare un raggio dopo l’altro a solleticare i suoi amici ancora addormentati. Il Gallo, che era il più permaloso, aveva sempre qualcosa da dire, mentre gli altri animali, invece, si godevano le coccole del Sole fino al momento di svegliarsi.

Finché successe qualcosa. Albeggiava e gli Uccellini augurarono la buona notte alla luna con il tono leggero e spiritoso di sempre, il Gallo brontolò pigramente con le Galline per il numero delle uova, i Coniglietti, da sempre i più pigri, si girarono dall’altra parte per qualche minuto in più di sonno. Mamma Coniglia, invece, quella mattina non si sentiva tranquilla perchè la luce ancora non era entrata nella conigliera. Conosceva molto bene il Sole e sapeva che non aveva mai tardato un solo giorno in vita sua. Si alzò in fretta ed uscì nell’aia.

Era tutto scuro come non lo era mai stato e proprio nel mezzo del cielo cupo un’enorme Nuvola nera oscurava la vista del Sole.
“Scusi” disse timidamente per attirare l’attenzione della nuvola.
La nuvola non sembrava aver sentito Mamma Coniglia.
“Scusi, signora Nuvola!” ripeté con più forza, per essere sicura che la sua voce arrivasse a destinazione.
La Nuvola voltò appena lo sguardo verso Mamma Coniglia e non rispose, rimase lì, ferma con un’espressione arcigna, degna di una strega.
“Non per essere scortese, ma potrebbe spostarsi un po’ più in là” continuò Mamma Coniglia “così sta coprendo i raggi del sole” e attese con il naso all’insù una risposta che non arrivò. La Nuvola le diede semplicemente le spalle.
Mamma Coniglia non si scoraggiò e andò dal Gallo che, intuito l’urgenza, cominciò a cantare a squarciagola per svegliare tutti. In pochi minuti tutti gli animali si ritrovarono nella stalla.
“Dobbiamo assolutamente aiutare il Sole, ci vuole un’idea!” disse con decisione Mamma Coniglia.

“Ci pensiamo noi che sappiamo volare” cantarono in coro gli Uccellini. Salirono quindi tutti insieme in cielo, afferrarono un lembo della Nuvola con il becco e cominciarono a tirare sbattendo le ali con forza. La Nuvola non si spostò di un millimetro. Provarono allora a spingere, ma non successe nulla. Andarono avanti a tirare e spingere per almeno un’ora, ma la Nuvola, sempre voltata di schiena, non aveva proprio intenzione di spostarsi. Gli Uccellini esausti dovettero rassegnarsi.

“Bisogna usare la forza!” esclamò il Bue e legò la Nuvola al giogo con delle lunghe corde e insieme a suo fratello cominciò a tirare con l’intento di trainarla oltre i campi. Tirarono e tirarono con tutta l’energia che avevano in corpo. Ma niente. Anche i Buoi, nonostante la gran fatica, fallirono lasciando solo grossi solchi sul terreno. La Nuvola seccata si girò su se stessa e sbadigliò senza curarsi troppo della folla che le si era radunata sotto.

“Forse so cosa bisogna fare” Sussurrò il Topolino all’orecchio di Mamma Coniglia e così dicendo corse via in direzione della caverna incantata in cima alla montagna. Si addentrò nell’oscurità senza sapere esattamente cosa cercare e, nonostante la sua paura del buio, giunse fino alla fine del cunicolo superando tutti gli ostacoli. Immaginava che la soluzione si trovasse lì e si lasciò guidare dall’intuito. Quasi un’ora dopo uscì dalla caverna con una grossa giara.

Tornato alla fattoria, salì sull’albero più alto e appollaiandosi su un ramo aprì il coperchio. Ne uscì il Vento, che soffiava e sbuffava per essere stato chiuso tutto quel tempo in un posto così stretto, ringraziò il Topolino e contento liberò nell’aria tutta la sua energia. La Nuvola nera, che nel frattempo si era addormentata, sorpresa dal Vento non ebbe nemmeno il tempo di aprire gli occhi. Fu spazzata via in un baleno, lasciando finalmente il Sole libero di brillare sereno nel suo cielo per la gioia di tutti i suoi amici. Il Sole riconoscente non riusciva a smettere di sorridere e i suoi raggi felici raggiunsero ogni dove riscaldando più che mai i cuori di tutti.

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