venerdì 6 febbraio 2009

la farfalla che si bruciò le ali

La Farfalla multicolore si alzò una mattina con un profondo senso di tristezza. Non sapeva bene da dove arrivasse quella particolare malinconia, le pareva di aver ingerito un sasso che non riusciva a digerire.
Dispiegò le ali in quel modo vanitoso che sapeva fare solo lei e volò sul fiore rosso che aveva lasciato da parte la sera prima. Una volta posata sulla corolla allungò la sua spiritromba e bevve un bel sorso di nettare, denso e saporito, pensando che una sana colazione le avrebbe potuto restituire il buon umore. Ma non fu così.
Non soddisfatta, la Farfalla multicolore pensò di passare dal fiore giallo che si ricordava avesse un gusto particolare, quel gusto dolce al punto giusto che non si trovava facilmente nel suo prato in quel periodo dell’anno.
Lo trovò sorridente come sempre. Si posò delicatamente, aspettò che il fiore le offrisse il suo nettare. Ne fece una bella scorpacciata, ma il peso che sentiva dentro non si placava nemmeno con la dolcezza di quel nettare pregiato. Salutò il fiore giallo e volò via con il suo sasso nella pancia. Persino volare le pareva più faticoso del solito.
Si ricordò allora di ciò che un’amica falena, durante le loro confidenze di prima estate, le aveva rivelato a proposito di un nettare d’annata che molti lepidotteri reputavano curativo. La Farfalla multicolore, che non si era mai sentita così pesante, pensò che valesse la pena di provare. Attraversò di nuovo il grande prato per dirigersi all’interno del cortile dell'Abbazia cercando di ricordare cosa le avesse detto esattamente la falena su quel fiore officinale. Lo trovò timidamente affacciato ad una pietra all’ombra di un castano. Rimase a bocca aperta. Era il fiore più bello che lei avesse mai visto, con vellutati petali blu ed lunghi stami gialli. Si convinse immediatamente che un fiore così bello avrebbe potuto realmente risolvere qualsiasi problema e dopo essersi educatamente presentata si apprestò ad assaggiarne il nettare. La raffinatezza e la delicatezza di quel gusto le fece dimenticare il motivo per cui era arrivata fino a lui. Satolla, la Farfalla multicolore si congedò e ripartì per il suo prato volando un po’ storta, inebriata da tanto buon gusto.
A metà strada si posò su un filo d’erba per riprendere fiato e si rese conto che quella sensazione di pesantezza era ancora lì. Presa dallo sconforto alzò gli occhi al cielo.
Fu in quel momento che vide il sole. Vide il sole in un modo in cui non lo aveva mai visto prima. Affascinata da quella visione la Farfalla multicolore spiccò il volo nuovamente. Batteva le ali in modo veloce e ritmato puntando verso l’alto. Prese velocità e cominciò a salire nel cielo, sempre più in alto, quasi a toccare le nuvole.
“Farfalla cosa stai facendo?” Gli chiese ad un certo punto il sole vedendo che stava puntando proprio verso di lui.
La Farfalla non rispose e continuò a battere le ali, puntando ancora più in alto.
“Farfalla, fermati! È pericoloso avvicinarsi così tanto ai miei raggi!”
Ma la farfalla sembrava fosse sorda. Non lo guardava nemmeno in faccia mentre sorpassava l’ultima nuvola. L’altezza a cui stava volando e il calore che il sole diffondeva nell’aria le faceva sembrare il sasso più leggero. Si sentiva bene.
“Sì”, pensava la Farfalla multicolore “ho ritrovato la serenità”
Ma in quel momento sentì un calore improvviso e, di colpo, perse velocità. Le sue ali stavano bruciando come un foglio di carta velina. Solo in quel istante la Farfalla multicolore guadò il sole negli occhi, e, conscia di quello che le stava succedendo, lo salutò con un sorriso in quel modo vanitoso che sapeva fare solo lei. Cominciò a precipitare nel vuoto, quel senso di pesantezza le era finalmente passato.


1 commento:

Unknown ha detto...

:)
ora leggo il resto, con calma.
non amo molto questo tipo di "favole". sono sincera.
:*