sabato 26 aprile 2008

Tempo

Certo che una delle cose che manca alla maggior parte della gente è il senso dell’umorismo. A volte mi trovo seduta in metropolitana ad osservare ogni piccolo particolare delle persone che occupano i centimetri quadrati più prossimi a me e rido. Creo personaggi, biografie e rido, da sola.

Con gli anni ho scoperto qualità più profonde nelle persone, e ho potuto goderne solo una volta libera dal giudizio sull’aspetto esteriore. E sono sempre più certa dell’influenza che ha l’umorismo sulla vita, illuminandola di una luce diversa. La facoltà di vedere la vita con una certa ironia, l’intelligenza di non perdere la capacità di ridere anche nei momenti che sembrano più bui. Apprezzo chi riesce a vivere con un pizzico di auto ironia e di una continua auto analisi che può indicare solo una profonda conoscenza di sé stesso e del mondo. Qualità pressoché assente nella maggioranza di chi è troppo preso dall’immagine di sé e da quello su cui si proietta l’immagine stessa.
In questi ultimi anni “socializzare” per me ha preso un significato molto più ampio di quanto non lo avesse prima. L’esigenza giovanile della ricerca della perfezione a tutti i costi lascia il posto ad una piacevole consapevolezza del semplice piacere della conoscenza e posso finalmente soffermarmi e cogliere quello che penso sia la vera essenza del rapporto umano.
Entrare in contatto con l’intimo. Conoscere. Andare in profondità. Superficialità è diventato solamente sinonimo di noia. Non ho più tempo per la noia. Disprezzo quei discorsi vuoti, quelle parole senza spessore che molte volte ti vengono vomitate addosso. Non m’interessa ascoltare affermazioni senza intento e allo stesso modo respingo storie senza significato. Il mio tempo è prezioso, non posso permettermi di sprecarlo.

Amo stare in compagnia e godo del ridere altrui. Esulto per il calore umano che sale e riempie la stanza alimentando la mia voglia di vita. Così come allo stesso modo adoro il tempo che passo da sola, nel mio piccolo grande mondo fantastico frugando nel mio instabile universo interiore. Lo ritengo un momento unico e irrinunciabile, per la vasta profondità in cui riesco a perdermi. Libertà, amicizia e poesia. Desidero sentirmi libera, non avere confini. Amo sentirmi sovrana di comunicare con le persone che considero vicine a me e che stimo. Adoro ricercare la poesia in tutto ciò che mi circonda. Amo appassionatamente fremere mentre le note del “Laudate Dominum” di Mozart penetrano in tutti i miei pori, sentire la potenza del trasporto di quella particolare musica che m'innalza al di sopra della mia stessa anima. Amo tutta quella musica che mi può dare quello stesso fremito.

Chiudo gli occhi e mi trovo in un mondo diverso. Lontano da quello reale di cui sono molto spesso delusa. Mi sento piccola piccola di fronte alle cattiverie del mondo, ma poi mi sento grande grande di fronte alla piccolezza della cattiveria. La cattiveria, un male per me inconcepibile. Cosa faccio io per cambiare il mondo? Educo i miei figli alla poesia della vita, al rispetto della bellezza, ad ascoltare il canto degli uccelli ed osservare la luna.

Mi padre a suo modo ha cercato di fare così. Diffidente di fronte all’affetto fisico, di lui ho sofferto i baci della buona notte mancati. Irremovibile nelle sue convinzioni, ha trasmesso, quasi senza volere, i suoi principi semplici e naturali di rispetto per il mondo. Non sempre ho apprezzato i suoi modi e non sempre ho condiviso le sue idee. Ha cercato come poteva di proteggere le sue figlie dalle insidie della malattia mentale, ha rattoppato gli strappi procurati dall’irresponsabilità delle nostre scelte. Era sempre lì. Così come lo è tuttora. Allungava la mano anche quando non poteva e anche con le sue suole bucate ci faceva sempre trovare delle scarpe nuove. Leggo nell’uomo tutto di un pezzo la debolezza di una vita difficile vissuta dignitosamente tra le imboscate della sorte. È ancora lì, di fianco a mia mamma, coraggioso nella sua compassione. Rivedo l’uomo preoccupato in terapia intensiva, rivedo l’uomo autoritario della mia infanzia, rivedo l’uomo che deve sempre avere in pugno la situazione, l’uomo che da lezioni di vita. Sorrido a tutte le volte che l’ho combattuto, che l’ho preso di petto pensando di spuntarla. M’intenerisco a pensare ai molti suoi gesti, segni di un amore che io non riuscivo ad interpretare. Lo vedo adesso, seduto sempre sulla stessa poltrona, provato e quasi rassegnato ad un destino come fosse sempre stato già scritto prima.

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