domenica 4 aprile 2010

senza senso (settima puntata)


NATHALIE

Hai la nausea. Non passa. Resti seduta sul letto accanto al telefono, scomposta, come se fossi in bilico su uno strapiombo. Non era così che volevi che fosse. Ora è troppo tardi. Non si torna indietro.
Il passato è venuto a ricordarti da dove vieni, privo d’indicazioni su dove andare. Impantanata in sabbie mobili di frasi inutili, sfrondi a morsi il presente scomodo.
Non senti più nulla. Solo l’eco dei tuoi pensieri, macinati fini dai sensi di colpa, che si propaga in tutta la testa. Hai il voltastomaco. Non passa.
«Sono qui, sono arrivata ieri. Ho trovato una stanzetta carina», ti ha detto Christine tutto di un fiato, come volesse toglierti dall’imbarazzo di dover rispondere.
«Ah, brava», sei solamente riuscita a dire tu, dopo che lei ha pronunciato, senza fermarsi, un’enorme quantità di parole per comunicarti che il viaggio era andato bene, che pensava di restare per un po’ in città e che la mamma ti salutava.
La voce di tua sorella non è mai cambiata. Un tono caldo e accogliente, ma con un accento distante. Lo stesso accento che udivi stridere nelle sue parole quando, bambine, lei cercava consolarti. Tu sorella minore in panico, che avevi paura del buio e che ti svegliavi urlando nel mezzo della notte.
«Sai, il mese scorso, te ne sei andata così in fretta. Quasi avessi avuto paura di restare. Non ci siamo nemmeno parlate». Non le rispondi e lei colma il vuoto con altre parole che tu non vuoi sentire. «La mamma è sicura che non ti vedrà più, che tornerai a casa solo al suo funerale. Come hai fatto per papà».

Vorresti espellere dal tuo ventre i giudizi superficiali di chi pensa di sapere chi sei. Tu, regina di cuori, di un regno anestetizzato. Rabbia sedata per lunghi anni. Non vuoi risvegliarla ora.
Ti alzi di scatto dal letto, ti senti soffocare. La tua mente spazia oltre le mura mentre vaghi per la stanza. Il rollio dell’abbandono ti fa venire il mal di mare. Lei si aspetta che tu le dica qualcosa, ma non sei pronta a dire nulla. Nemmeno a respingere la sua presenza. Tua sorella è venuta fin qui dalla Francia a farti domande, a volere risposte, ma non è il momento delle confessioni. Per te non lo è mai stato.
Ti senti come se non fossero passati dieci anni, ma dieci minuti. Come se Christine avesse colmato d’un tratto lo spazio vuoto tra voi due con un quintale di negazione. Un avvicinamento improvviso a rinnegare quella distanza che tu hai voluto mettere tra te e lei.
Rimandi l’incontro, che lei insistentemente ti propone, fino al sabato della settimana successiva, con la scusa di un lavoro da finire. Non sei riuscita a concederti più tempo. La saluti sperando di poterla cancellare con un gesto.

Ti porti a letto, insieme al tuo corpo stanco, anche un carico di paure che pensavi non dover mai riprendere in spalla. Con tre gocce amare in un bicchier d’acqua il tuo umore sfugge alla morte interiore dell’ansia, scortandoti al sonno. Non ne puoi fare a meno, non potresti sopportare una notte insonne. Non oggi.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

sei troppo brava! trovo qualcosa in libreria scritto da te?

Donatella ha detto...

Caro Anonimo, grazie! Sono lusingata.

Purtroppo no, non ho ancora pubblicato nulla.Se avrai pazienza, magari un giorno ...

Annachiara ha detto...

Io sono molto sensibile al tema della sorellanza. E mi farebbe molto soffrire mettere tutta questa distanza con mia sorella. Anzi non potrei mai farlo...

Donatella ha detto...

è un tema importante anche per me.

:-)