lunedì 6 dicembre 2010

senza senso (quattordicesima puntata)


CHRISTINE


Passeggi nella via adiacente a dove hai affittato la stanza, la stessa che vedevi dalla finestra. Passi sotto l’insegna al neon rossa e blu; sbirci all’interno della vetrina e ti soffermi a osservare una famiglia in fila che attende il proprio kebab. Poi prosegui senza una meta precisa, solo perché desideri fare parte anche tu di quell’immagine di cui prima eri spettatrice dall’alto.

La gente riempie i tavoli fuori dai locali. L’afa estiva ti toglie le forze, ma continui a camminare senza pensare a dove vuoi andare. Ti ricordi di non aver mangiato nulla da quando sei arrivata e ti ritrovi a curiosare il menù esposto fuori da un ristorante giapponese.

La fame e la curiosità ti spingono a entrare e timidamente ti accomodi a un tavolino nell’angolo, quello più lontano dalla porta. Sedere con la schiena contro le pareti ti fa sentire più sicura, non sei abituata ad andare in giro da sola. Osservi il gruppo di ventenni seduti a un tavolo proprio nel centro del ristorante, li vedi parlare senza capire cosa si dicono. Ridono, sembra stiano celebrando un compleanno. La ragazza bionda che ti da le spalle sta aprendo dei pacchetti colorati.


Tu non hai mai festeggiato il tuo compleanno al ristorante, nemmeno con gli amici ai tempi dell’università. Ti è sempre sembrato un momento da passare in famiglia, in quel modo abitudinario che solitamente avviene soltanto in famiglia, ripetendo di anno in anno le stesse cose, le stesse azioni, gli stessi commenti. Dove ti avvolge la sicurezza degli stessi profumi e degli stessi colori.

Quando eri bambina, tua mamma organizzava, la domenica, una grande merenda per te e tua sorella. Festeggiavate gli anni sempre insieme perché il caso ha voluto che nasceste lo stesso giorno di maggio, due anni esatti una dall’altra. Se il tempo lo permetteva, facevate una passeggiata prima di mangiare la torta; oppure tua mamma preparava panini e limonata e andavate a fare un pic nic nei grandi prati fioriti dietro casa dei nonni.

Ti ricordi chiaramente la nonna e il nonno, la mamma insieme a tua sorella. E le zie con i cugini. Non riesci, però, a far affiorare dalla tua memoria nemmeno un’immagine di tuo padre a un vostro compleanno. Lui arrivava la sera con due mazzi di fiori di campo, uno per te e uno per tua sorella.

Era in Chiesa di solito, la domenica pomeriggio. Fin da quando era ragazzo, cantava nel coro della chiesa e non aveva mai perso una prova se non forse una volta, che una polmonite lo aveva costretto a letto per giorni interi.

Solo adesso, che lui non c’è più, ne senti la mancanza. Prima, che tuo padre non ci fosse ti sembrava una cosa normale, anche per la festa del tuo compleanno. Nessuno aveva mai fatto osservazioni sulla sua assenza. Così era sempre stato.

Nessun commento: