mercoledì 31 dicembre 2008

Buon anno ... ma anche no!






Seguo un suggerimento, stasera "a palla" ... ma nelle cuffie, perchè qui regna sempre il solito motto "la tua musica ci ha rotto il c...!"


P.S. visto che capodanno mi mette di cattivo umore, voglio essere generosa e QUI trovate un regalo ... solo per chi sa di meritarselo!

E se ci tenete proprio vi auguro anche buon anno!

La Principessa Triste

C’era una volta una Principessa Triste che viveva in un Regno devastato dalle continue guerre. La sua terra era assediata da un feroce drago che aveva decimato la popolazione e ridotto il castello a qualcosa di più di un cumulo di macerie. L’unica salvezza per gli abitanti era fuggire nei Regni confinanti.
Il Principe Consorte aveva deciso così di allontanare il Re e la Regina, genitori della Principessa, insieme ai Fratelli Principi con la speranza di trovare loro un posto sicuro dove nascondersi. La Principessa Triste, fedele al suo Principe, restò con il compito di proteggere i Gioielli della Corona. Passarono gli anni e della Famiglia Reale non si ebbero più notizie.
Il Principe Consorte prese così il comando del regno, ma le cose da quel momento sembrarono solo peggiorare. Mentre lui si occupava della guerra, lei passava le giornate a vagare per il Castello con lo scrigno dei Gioielli tra le braccia. Guardava nel suo cuore le immagini di quando il Regno era ancora una terra bellissima e la popolazione viveva in pace. La Principessa si sentiva sola, ma sapeva che quello era il suo posto, aveva accettato il suo dovere con rassegnazione: la sola cosa che le importasse era proteggere i suoi Gioielli.
Una mattina d’inverno la Principessa si alzò all’alba come al solito e, dopo aver indossato i suoi preziosi abiti ormai logori, tirò fuori da sotto il letto lo scrigno con i Gioielli, lo strinse tra le braccia e cominciò malinconicamente a vagabondare per quel che restava del suo castello. Arrivata nella grande sala del trono la sua attenzione fu catturata da un lieve battito d’ali. Si avvicinò alla finestra e si meravigliò di vedere un gufo bianco sul davanzale. Non si erano più visti uccelli nel cielo del Regno dall’arrivo del Drago.
“Oh bel Gufo devi arrivare da molto lontano” disse in un sussurro la Principessa “devi esserti perso, vieni” e gli tese la mano.
“Grazie Principessa” rispose il Gufo accettando l’invito.
“Oh!” fu l’unico commento della Principessa alla vista di un Gufo parlante, dopo tutto quello che aveva passato non si stupiva più di nulla.
“Vengo da molto più vicino di quel che pensi” aggiunse il Gufo “Vivo sulla torre, quella stessa torre che tu visitavi spesso quando eri bambina. Mi ricordo delle tue risate”.
“Tempi lontani” sospirò la Principessa Triste e poi chiese: “Ma cosa ti ha portato qui? Lo sai che è pericoloso andarsene in giro così”.
“L’altra notte inseguivo un topolino, e per caso ti ho rivisto. Sono rimasto colpito dalla tua profonda malinconia. Io sono una creatura notturna e vedo cose che tu non puoi vedere, ho deciso di avvicinarmi per parlare con te”.
“Oh caro Gufo, io non parlo mai con nessuno. Il Principe Consorte è lontano, in guerra e qui al Castello non è rimasta anima viva”.
“Oh, cara Principessa, io sono una creatura solitaria e leggo nei tuoi occhi la stessa sofferenza di chi pensa di aver perduto tutto”.
Dopo una breve pausa aggiunse: “Io dall’alto della torre posso vedere la Famiglia Reale, sana e salva nella valle, al di là della Foresta. Vedo anche che sarai tu quella che salverà il Regno e riporterà la pace”.
“Ma come, caro Gufo” disse sorpresa la Principessa “Come posso essere io? Io sono solo una Principessa. Io devo pensare ai Gioielli della Corona, e poi è compito del Principe …”.
Il Gufo l’interruppe bruscamente: “Il principe Consorte, è lui il Drago! È da lui che ti devi proteggere!”
La principessa indietreggiò disorientata: “Ma come? Lui? Non può essere. Lui è lì fuori a combatterlo, il Drago!”
La Principessa fece per andarsene ma il Gufo le volò in spalla e continuò: “Io sono una creatura notturna e vedo cose che tu non puoi vedere, Il Principe Consorte si porta dietro la maledizione della sua famiglia che lo tramuta in Crudele Drago ogni notte. Se non ci credi vieni nella Torre con me stanotte e lo vedrai con i tuoi occhi”.
La Principessa Triste si arrestò e, visto che ormai non aveva più nulla da perdere, acconsentì di seguire il Gufo. Quella notte sistemò lo scrigno dei Gioielli al sicuro sotto il letto e salì i mille gradini della torre. Attese che il sole calasse oltre l’orizzonte e lì, proprio dove la terra incontrava il cielo intravide la sagoma del Principe Consorte in armatura da combattimento. Appena il buio lo avvolse completamente, la sagoma cominciò a cambiare forma.
“Il Drago, lui è il Drago!” Mormorò la Principessa trattenendo le lacrime “Che devo fare ora?”
“Devi lasciare il castello, allontanarti in fretta senza che lui ti veda” La Principessa restò in silenzio ad osservare il Gufo che continuò: “Prendi i tuoi Gioielli, quelli per cui tu sei restata qui tutti questi anni e raggiungi la tua famiglia al di là della valle. Solo una volta arrivata laggiù potrai ricostruire un nuovo Regno”.
“E il Principe Consorte?” chiese la Principessa “che ne sarà di lui?”
“Non pensare a lui, devi salvare te stessa” disse il Gufo “Quando il Principe non avrà più nulla da distruggere, capirà che la sua è una guerra inutile”.
“E tu Gufo, ora che ti ho ritrovato che farai?”.
“Io starò attento che non ti succeda nulla, ma la strada la devi percorrere da sola”.
La Principessa Triste prese coraggio, rincuorata dalle parole del Gufo. La mattina dopo raccolse i suoi preziosi Gioielli e s’incamminò verso la Foresta senza mai voltarsi a guardare il rudere del suo Castello, lasciandosi tutto alle spalle. Proseguì diritta per la sua strada, anche se aveva paura, perché sapeva che il Gufo sarebbe sempre stato lì per lei.

lunedì 29 dicembre 2008

fisarmonica

Questo perchè la fisarmonica è uno strumento poeta che va d'accordo con quella parte di me un po' zingara, che ultimamente ho un po' trascurato!

domenica 28 dicembre 2008

"Si ... può ... fare!!!"

Stasera al ristorante con mia sorella, discorsi serissimi ... finchè ad un certo punto per sottolineare una mia frase lei mi sorride e mima:

"Si ... può ... fare!!!"

Ecco ... sto ridendo ancora adesso.

Dramma bi-culturale

“Guarda mamma!”
Tra pollice e indice una piccola perla bianca, sul viso un sorriso soddisfatto che mostrava il buco lasciato dal dente.
“Bene Milo, allora stanotte arriverà la Fatina dei denti!”
“Ma come la Fatina? Ma non era il Topolino?”
(Ops)
“Ehm, sì vero, il Topolino … Ma Leo …” Mi volto verso il fratellone “Per te chi era venuto?”
“Il Topolino, perché la Fatina avrebbe dovuto attraversare l’oceano e c’era il rischio che si bagnasse le ali”
Un urlo innonda l'aria: “Nooooo, il Topolino noooooo!”
“Cosa c’è, Milo, perché no?”
“Perché se viene il Topolino, Spike poi se lo mangia”
Piccola pausa pensierosa, poi uno scoppio di singhiozzi: “Ma mammaaaa, ma se il Topolino muore e la Fatina annega … perché io perdo i denti?”

sabato 27 dicembre 2008

Amore d'inverno

Canto di un amore d’inverno,
mite nel suo magico sogno,
nascosto dietro occhi serrati.

Canto di un ideale istintivo,
primitivo nel mio sentire,
passione interiore che cresce.

Canto di un amore d’inverno,
immenso nella sua poesia,
irriverente desiderio di vita.

La donna

L’odore della candela appena spenta non dava noia alla donna, anzi le era sempre piaciuto. Ora restava solo la debole luce sul tavolino.
Nella penombra la donna raccolse i vestiti che si era lasciata cadere in terra e si sedette sul bordo del divano, come se non osasse di più. Si avvolse nelle due coperte messicane, quella bianca, più morbida sfiorò i suoi seni nudi. Lei dormiva così.
Sapeva che quello era il suo posto e si accoccolò in un angolo.
La solitudine che aveva scelto non la spaventava, era più come una pausa. Quel lasso di tempo tra la partenza e l’arrivo. E anche se la donna non sapeva con certezza quali fossero la destinazione e la durata del viaggio non disperava, attendeva.
Spense la luce e lasciò che i deboli rumori della notte intrattenessero il silenzio dei suoi pensieri. Si addormentò così, abbracciata alle sue ginocchia, come ogni sera.

giovedì 25 dicembre 2008

Pensierini non propriamente natalizi ...

Vorrei esplorarti lentamente con le mie labbra, vorrei strapparti via la malinconia con i denti e avvolgerti col calore della mia pelle, fino all’oblio.
Colmare la distanza con il mio sorriso e avvicinare il tempo afferrando la tua risata, morbida così come sempre lo è stata.
Vorrei poterti entrare nell’anima, regalarti il mondo che meriti e farmi tuo desiderio. Vorrei avvertire il sangue scorrere nelle tue vene, l’aria riempire i tuoi polmoni, la tua vita pulsare.
Vorrei danzare sulle tue parole, fantasticare sulla tua musica e sentire il profumo dei tuoi sogni.
Io vorrei, ma tu silenzioso amante … non esisti!

martedì 23 dicembre 2008

Marry X-Mas




Questo è il massimo che il mio spirito natalizio mi permette di fare per far gli auguri di cuore a tutti!
Buon ascolto!

levitazione

Sono uscita di casa ieri sera per raggiungere una cara amica con la quale dovevo andare a vedere uno spettacolo a Bergamo. Camminavo a passi lenti e osservavo. Gente, gente, gente di fretta. Dentro e fuori i negozi. Con borse, borsone, borsette, sacchetti e sacchettini. Colori stonati, facce stralunate. Una colonna di auto interminabile, clacson che suonavano, automobilisti che si agitavano dentro i finestrini e si arrabbiavano. Camminavo frastornata per la strada piena di luci e rumori, non sentivo più i miei pensieri da tutto il frastuono. Nel mio estraniamento volontario, avanzando levitavo, facendomi spettatrice.

Chissà se esiste un pianeta anche per me da qualche parte. Un mondo dove i miei pensieri possano esistere anche al di fuori dei miei confini mentali, un posto dove ci si possa spogliare fino all’essenziale, senza essere presi per matti. Un mondo di sostanza e di cose semplici. Un mondo di colori puri, di note calde e di aria fresca. Un mondo dove possa camminare scalza, e correre sotto la pioggia. Un mondo senza illusioni ottiche, dove la fantasia è realtà.

Via Cermenate


Nonno Alfredo, nonna Feliciana, Kiko e zio Alberto (1937)

lunedì 22 dicembre 2008

Un'abitudine

E alla sofferenza pian piano ci si abitua.
Le fitte al torace, quando l’ansia ti chiude in una morsa, ti sono così familiari che quasi ne attendi l’arrivo. Le lacrime che tutte le notti bagnano il tuo cuscino innaffiando i tuoi sogni, non puoi farne a meno. Ti rifugi nelle parole, scritte e mai dette. Perché a pronunciarle provi vergogna. Prigioniera di un potere più forte di te, che pensa per te e agisce per te.

E la sofferenza è lì e ti penetra lentamente, si appropria della tua ragione. Incapace di decidere cosa è bene per te e ti stupisci ancora dell’ennesimo attacco. E resti immobile.
Adesso lo sai qual è la strada da imboccare, segui le indicazioni e non voltarti. La paura cercherà di consumarti prima della meta, ma tu non farci caso. L’abitudine alla sofferenza ti aiuterà a tener duro. Non ascoltare sirene, non cedere al lupo, tira diritto, quella è la strada giusta.

domenica 21 dicembre 2008

Voce del verbo potere

Quando una situazione non va più, si “può” cambiare.
Può: voce del verbo potere. Essere in grado di fare qualcosa, avendone la capacità, la forza, sinonimo di riuscire.
Non: “dovere”, che sottintende un obbligo, che spaventa per il suo rigore. “Potere”, con la morbidezza della possibilità, con la positività della scelta.
Una frase pronunciata in mezzo a tante altre parole che stava per prendere il volo, quando improvvisamente mi sono accorta che mi era entrata in testa come una cantilena, come un ritornello impossibile da scacciare.

Perché negare ancora di avere la capacità di cambiare? Perché sottostimarle così, le mie capacità? Perché rimanere ancora imprigionata in una “casistica”?

In tre semplici lettere la chiave di volta su cui si regge la mia salvezza.

Farfalla

Con passi incerti,
a spasso sulla corolla.
Petali umidi di rugiada,
attenta a non scivolare.

Ignorata bellezza,
senza alcuna vanità.
Al caldo soffio di vento,
si concede gentile.

sabato 20 dicembre 2008

A Change Is Gonna Come



Bozzolo

"Scusi, vorrei rientrare nel bozzolo, non mi piace qua fuori”.
Il guardiano scosse la testa “Mi dispiace, non si può”.
“Ma perché mai? Non sto bene qui, vorrei tornare”.
“Mi dispiace, ma lei ha firmato, deve restare fuori”.
“E poi” disse il guardiano alzando le spalle “il suo bozzolo è già stato occupato”.
“Ma come? Ma se è appena da dieci minuti che l’ho lasciato!”
“Si lo so, ma i bozzoli come il suo sono molto richiesti”.
Dopo una breve pausa il guardiano, allontanandosi, aggiunse: “Buona fortuna”.

venerdì 19 dicembre 2008

caleidoscopio

Sono a pezzi dentro, se mi scuotessi un po’, potrei sentire perfino il suono dei frammenti.
Forse è stato il sasso che ho ingerito, troppo grosso e troppo pesante. La mia anima di vetro non ha resistito all’urto e si è infranta, in silenzio, senza troppo rumore è andata in mille pezzi.
L’involucro resiste, ma se mi guardassi dentro con quel briciolo di attenzione in più, tra i riflessi colorati delle schegge di vetro, forse vedrei ancora delle caleidoscopiche ali di farfalla.

giovedì 18 dicembre 2008

Come una pagina di un libro ...

Le cose non succedono mai per caso. E adesso lo so per certo. Di quelle parole avevo bisogno e quelle parole mi sono state dette. Ma non lo sapevo prima, l’ho capito dopo.
Ho fatto bene a custodire gelosamente quei ricordi in un posto speciale, per tutti questi anni senza mai lasciarli andare.
E anche questo resterà per sempre.

martedì 16 dicembre 2008

Energia dell'assenza

L’energia dell’assenza,
lucida rabbia di vivere.
Non cede.
Senza verbo né gesto,
incolta sapienza interiore.

Lacrima (1983)

Fu una lacrima
l’inizio di tutto:
tanta era la felicità
da non riuscire a trattenerla.

Fu una lacrima
La fine di tutto:
tanto era il dolore
da non riuscire a trattenerla.

giovedì 11 dicembre 2008