domenica 28 settembre 2008

venerdì 26 settembre 2008

Trattato sull'amore

"Quanto più invecchiavo, quanto più insipide mi parevano le piccole soddisfazioni che la vita mi dava, tanto più chiaramente comprendevo dove andasse cercata la fonte delle gioie della vita. Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire. Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare “felicità”, consisteva di sensazioni. Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici. La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza. Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza. Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento."
(tratto da “Sull’amore” Hermann Hesse)

martedì 23 settembre 2008

Morte

La morte. Quella degli altri m’imbarazza, la mia mi turba.
I sentimenti che la riguardano mi mettono a disagio e sono disturbata da quella sensazione di vuoto. Non ho imparato ad elaborarla, per quel che può voler dire il verbo stesso elaborare in questo caso. Mi chiedo se poi è giusto che un’esperienza unica come la propria morte debba essere effettivamente “elaborata”. Si parla di razionalizzare l'angoscia della consapevolezza di dover morire. Chi ha detto che l'angoscia stessa sia un male? La paura è un’emozione di difesa, ci consiglia di essere prudenti. Perché mai l’annullamento totale e definitivo che coincide con la morte deve essere per forza razionalizzato?
Dice Epicuro: "Quando ci siamo noi, la morte non c'è, e quando c'è la morte, non ci siamo noi". È vero che è un'esperienza che si fa sempre per la prima e l'ultima volta, dal momento che la prima è anche, insieme, l'ultima. Ma proprio perché dall’esperienza ultima della propria morte non c’è ritorno, non ci trovo in essa nulla che debba essere razionalizzato. È solo una questione di accettarla come dato di fatto.

Prima della nostra, viviamo emotivamente la morte degli altri e tutto ciò che la riguarda m’intimidisce. In queste occasioni ho sempre mostrato tutta la mia incapacità a pormi come un’adulta di fronte ad una codificazione di comportamenti sociali richiesti dalla situazione. Io taccio. Non agisco. Il profondo dolore altrui m’intimidisce.
La morte è una circostanza che è sempre stata così presente nella mia vita familiare che, alla fine, l’abitudine a temerla mi ha congelato le emozioni. La continua attesa che potesse accadere l’ha resa soltanto un’indesiderata realtà quotidiana. E io sto lì immobile.

lunedì 22 settembre 2008

Modern Times


Non potevo trovare immagine migliore per descrivere il mio stato d'animo in questo ultimo periodo. Io sono "the Tramp" ovviamente. A parte il fatto, poi, che penso che sia uno dei finali più belli di tutta la storia del cinema!

E sopravvenne la noia ...

E sopravvenne la noia e la voglia di urlare: Bastaaaaa!

giovedì 18 settembre 2008

LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI di Marco bechis


Non vuole essere una recensione, solo un consiglio. La terra degli uomini rossi è un bel film, che tratta di un argomento importante in un modo semplice, diretto e mai patetico. Senza i fronzoli della grossa produzione. Il potere della terra o la terra del potere?

mercoledì 17 settembre 2008

Dalla parte dei ciclisti

In bici, con il piccolo sul seggiolino e il grande che mi segue sulla sua, ogni mattina rischio la vita.
Non so se è perché dopo quasi due mesi di montana quiete mi sono riappacificata con il mondo intero, oppure se è solo l’età che avanzando ha reso la mia pazienza più “docile”, ma il ritorno al tram tram della vita caotica di città è stato particolarmente faticoso. La mia filosofia “dell’ozio” e di prendermela con calma non si integra molto bene con i ritmi richiesti dalla vita milanese.
M’intristisce essere insultata mentre lotto con il traffico per accompagnare i miei figli a scuola in bicicletta, m’intristisce dover essere costretta a lottare con il traffico ingarbugliato di P.le Loreto, con automobilisti nevrotici e frustrati per poter fare il mio chilometro mattutino e adempiere al mio dovere genitoriale.
E sta diventando anche insopportabile dovermi giustificare ogni volta con un branco di pedoni isterici e insofferenti perché voglio proteggere la vita dei miei figli viaggiando per alcuni tratti sul marciapiedi, senza puntualizzare poi che la maggior parte dello spazio transitabile è comunque tutto preso da auto o moto posteggiate.
Nonostante tutto, insisto. Continuo a trovare la bicicletta un mezzo di trasporto favoloso, sano ed ecologico, così strettamente in relazione con la tua fisicità che ti da un senso di libertà che altri mezzi non ti possono dare.
Con Ray Charles nelle orecchie poi …

sabato 13 settembre 2008

è incredibile ... o anche no!

È incredibile come il rapporto con una persona possa degenerare e come degli eventi negli anni possano segnare una vita. Come le situazioni che si creano con il tempo ti rendano non più libera di decidere come vorresti.
Come una volta che si aprono gli occhi, non si possano più accettare le cose come, fino ad oggi, sono state. Come, poi, non sia assolutamente semplice ammetterlo.

La prima a stupirmi di queste ovvietà sono proprio io, che nell’ingenuità della mia vita quotidiana osservo lo sgretolarsi dei miei sogni.
Penso spesso come l’immobilità decisionale mi stia pian piano logorando, e allo stesso tempo mi chiedo se sto facendo veramente tutto il possibile per superare questo momento.
Intanto il tempo passa.

venerdì 12 settembre 2008

Contro il maestro unico ...






Sign for CONTRO IL MAESTRO UNICO





LINK della "Federazione lavoratori della conoscenza"
LINK del sito ReteScuola
LINK di un articolo della scuola elementare Tito Speri di Milano

Sarei curiosa di sapere cosa ne pensate voi .... io la mia idea me la sto facendo

venerdì 5 settembre 2008

Ricetta

Stasera ho visto due belve ripulire il piatto della cena in dieci secondi. Leccato a lucido. Non le avevo tenute a digiuno per una settimana, giuro! Mi sono inorgoglita fino a sentirmi uno “Chef” … quindi ecco la ricetta.
Premetto che sono una casalinga poco pratica che inventa al momento e che inorridisce davanti a libri di cucina con troppe misure ed ingredienti quindi la scrivo esattamente così come la preparo.

Ah, magari gli do anche un nome: Bocconcini di tacchino allo zafferano (non troppo originale, ma pazienza).

Partiamo dal taglio della carne, che deve essere un bel pezzo di petto di tacchino. Sicuramente anche il vitello va benissimo, ma io non lo uso perché è troppo caro.
Tagliarlo in pezzi, formato bocconcini ed infarinarli. Consiglio una passata con il pestacarne (o come diavolo si chiama quell’aggeggio) prima della farina se i pezzi sono troppo cicciotti.
Tagliare fine fine una cipolla piccola e farla rosolare nell’olio extravergine biologico spremuto a freddo (io uso solo quello).
Quindi far rosolare anche la carne prima da una parte poi dall’altra.
Al momento di girarla dall’altra parte una spruzzatina di vino bianco (opzionale), ma pochino, per non far bollire la carne.
Nel frattempo aggiungere una bustina di zafferano e (velocemente) versare un bicchiere di panna fresca. E qui la parte divertente: cercare di sparpagliare tutto il giallo in modo uniforme (auguri)!

Ecco, io stasera ho servito il mio piatto con riso basmati bianco, zucchine trifolate e pomodorini freschi.

giovedì 4 settembre 2008

Sindrome del foglio bianco

Forse perchè è settembre (dicendo così penso a qualcuno in particolare), forse perchè sono ancora tutti a casa e non ho un attimo per me, forse perchè lo sento come un inizio (inizio di che poi?), ma ho un rifiuto totale a sedermi a scrivere. Preferisco la negazione del pensiero. Pigrizia intellettuale. Oppure vorrei che qualcuno inventasse un aggeggio che trasformasse i miei pensieri in parole scritte senza passare dalla tastiera. Un bel microchip sottocutaneo tipo quello per i cani.

mercoledì 3 settembre 2008

Il ritorno!

Finalmente ho tracciato l’ultima x sul muro.
Tempo scaduto, basta pensieri, è il momento dell’azione. Con il cuore pieno di natura e i polmoni colmi d’estate è tempo di mettere in moto tutta l’energia prodotta dall’agognato ozio.
Partita un mese fa con la testa piena, sono tornata completamente vuota, ho lasciato che la brezza montana spazzasse via tutto.
Solo un pensiero: tutto ha un inizio e tutto ha una fine. A volte le due cose s’incontrano, la fine di qualcosa può coincidere con l’inizio di un’altra.