martedì 18 maggio 2010

senza senso (nona puntata)


CHRISTINE

Hai rimosso il passato, lo hai sepolto ben bene per paura che potesse riaffiorare, lo hai cacciato in fondo ai tuoi pensieri perché se lo avessi lasciato libero di galleggiare avresti sentito come un solletico ai sentimenti. E questo non te lo potevi permettere allora, come non te lo puoi permettere adesso.
Nella memoria rincorri gli anni nel tentativo di capire, di trovare il tassello mancante, ripercorrendo in un moto perpetuo gli eventi.

Il rumore dei tacchi sul pavimento di legno della camera d’albergo t’infastidisce, il caldo è insopportabile, ma non riesci a rimanere ferma. Sei costretta ad aspettare dieci giorni in una città che non conosci e speri che muovendoti il tempo acceleri. Ti affacci alla finestra a esaminare una vista che non ti appartiene, la luce al neon rossa e blu del negozio Arabo all’angolo invade il tuo campo visivo. Socchiudi gli occhi quel tanto che basta alle tue pupille per adattarsi al cambiamento di luce, poi sposti lo sguardo un po’ più in fondo alla via, verso le tende rosse e gialle dei tanti caffè allineati uno dietro l’altro.
Decidi di scendere in strada, è troppo presto per andare a dormire. Butti la valigia ancora chiusa sul letto, la apri con un gesto lento e cominci a rovistare tra i vestiti. Scegli un vestito rosso, sbracciato di un tessuto morbido, lungo fino alle caviglie e un paio di sandali di cuoio chiaro, lasciando il resto ammucchiato disordinatamente sul letto.

La pelle bianca del tuo corpo, libero dalla costrizione dei vestiti sudati, sembra assumere una nuance quasi perlescente sotto la debole luce della stanza. Una pelle vergine al tatto, mai sfiorata. Così sottile che lascia trasparire le minute ramificazioni delle vene sottostanti, una pelle di cui ti sei sempre vergognata, che hai sempre cercato di coprire.
Entri nel piccolo bagno illuminato a intermittenza dal neon rosso e blu. Allunghi la mano verso l’interruttore accanto alla porta, ma decidi di non accendere la luce, resti nella penombra per non rischiare di vederti nuda allo specchio.
Ti concedi soltanto una doccia veloce e un filo di trucco leggero, come ti aveva insegnato tua mamma. Matita nera sulla palpebra superiore e mascara solo sulle punte delle ciglia, per far risaltare i piccoli occhi neri dal taglio quasi orientale.

Ora sei pronta, ti avvii verso l’uscita e mentre stai aprendo la porta ti cade l’occhio sulla Bibbia che avevi distrattamente lasciato sul comodino. Ti senti in colpa. Esiti un attimo di troppo, afferri l’ingombrante volume di scatto e lo infili furtiva nella borsa.
«Dall’inizio alla fine», ripeti ancora una volta ad alta voce, quasi a voler rassicurare te stessa che stai facendo la cosa giusta. «È lì la risposta che cerco», ti giustifichi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

hi, new to the site, thanks.