mercoledì 3 febbraio 2010

senza senso (terza puntata)




prima puntata

seconda puntata




NATHALIE

Giri per la casa nuda, la pelle bianca a vista, rivestita soltanto da un sottile strato di goccioline d’acqua. Avverti le piante dei piedi appiccicarsi al parquet. Il caldo è insopportabile, le orme umide dietro di te svaniscono in un baleno. Non tira un filo d’aria, ti avvicini alla finestra aperta cercando sollievo e intravvedi il tuo riflesso nel vetro. Di sfuggita, con la coda dell’occhio.
Ti giri di scatto, con una rapida mossa felina colpisci la finestra con il piede, che si chiude ricacciando il tuo doppio da dove era venuto. È stato un attimo, e sei di nuovo sola. Ora la finestra riflette il condominio di fronte.

Disprezzi la tua figura, non tolleri che lei richiami la tua attenzione. Entrando di soppiatto nel tuo campo visivo ti fa violenza e tu non lo puoi accettare. Soprattutto da lei. Non la vuoi incontrare, tu, la tua immagine riflessa. Ti è nemica. Come con una vicina di casa scomoda, ingombrante, invadente, hai con lei un conto in sospeso, una questione irrisolta. Da anni oramai.
Allampanato e informe, ti fa senso. Così lo vedi il tuo corpo, un oblungo ammasso di carne. Non abbastanza formoso, niente curve, niente colline e avvallamenti. Niente di niente, solo un mesto piattume. Un’estensione di epidermide chiara, interrotta solo da un cespuglio di peli neri, unica traccia matura in un corpo dimenticato da Dio.

Non hai mai voluto cedere alle sue insistenti richieste di tosare la tua aiuola ed estendere il deserto a perdita d’occhio. Hai detto no alla riesumazione dell’immagine bambina che tu hai seppellito con tanta cura, ben in profondità. Che hai stipato negli abissi della memoria, ben pigiata in modo da occupare meno spazio possibile. Incastrata ben bene nelle insenature del ricordo così da assicurarti che non venga più a galla. Ora che hai avuto il coraggio di lasciarlo indietro, lui, sai che la tua bambina è salva.

«Mamma, ma che fai a casa?». La voce di Sara arriva inaspettata. Ti giri di colpo e la vedi in tutto il suo splendore di diciottenne affacciata alla porta della sua camera. Sorridi.
«Hai una sigaretta?», le chiedi restandole di fronte nuda come un verme.
«Certo». Tu la osservi mentre ti passa la sigaretta già accesa e una maglia per coprirti, piccoli gesti veloci, e noti che avete lo stesso modo di muovere le mani. Riconosci il tuo nervosismo in quei suoi movimenti a scatti.
«Allora?», incalza Sara con una punta di preoccupazione nella voce.
«Ho chiuso», rispondi semplicemente tu, senza aggiungere altro.
«Un’altra volta?»
«No, stavolta sul serio». Sara sorride, tu sai perché. «Sei sola?», le chiedi indicando la porta della camera da letto.
«No», risponde Sara, «c’è qui Elena».
Tu fai per andartene, per non essere di troppo, ma Sara ti prende per mano. «Mamma resta, te la presento».



(to be continued)

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